Roma, liceali in visita al tempio della massoneria

Una classe del Virgilio in visita a Casa Nathan del Grande Oriente d’Italia. Tra i massoni, anche un ex preside del liceo di via Giulia «Come fate a sapere che non ci sono infiltrati?», chiede una studentessa. Licio Gelli «deviato, lo abbiamo espulso noi. Cose come la P2 non possono ripetersi», dice il Gran Maestro Venerabile

È un pomeriggio piovoso e invernale di maggio. Piazzale delle Medaglie d’Oro, cuore della Roma bene – negozi, uffici, palazzi altissimi – sonnecchia: una primavera che non arriva, un traffico acuito dal maltempo e sospeso nell’attesa della partita della Lazio all’Olimpico. Casa Nathan, il tempio della massoneria italiana è qui, sotto ai portici. Arrivano alla spicciolata: sono una ventina, più di un terzo sono ragazze, e frequentano il quarto anno del liceo Virgilio di Roma. Insieme a loro, bardato d’impermeabile, zuppo e con addosso i segni dello spostamento in motorino, il dirigente scolastico. «Non ho niente da dire. E non vedo perché dovrei dire qualcosa. Tutta questa polemica non la capisco», dice piccato Giuseppe Baldassare. «Mi avete chiamato in non so quanti, voi giornalisti».


Le polemiche

Già, perché la visita dei liceali del Virgilio al tempio massonico dedicato a Ernesto Nathan, sindaco di Roma e gran maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1896 al 1904 e poi dal 1917 al 1919, ha sollevato un caos mediatico, genitoriale e anche un po’ politico. «Voi non potete entrare», dice ai cronisti il “papà” dell’iniziativa, il docente di storia e filosofia del Virgilio Maurizio Costantino. «E non perché qui non vogliano, ma perché avete scatenato un inutile putiferio. Strumentalizzati da alcuni genitori, glielo dico io». Costantino ha la parlata veloce, risponde citando Illuminismo e leggi. «La mia iniziativa è perfettamente legittima e nessuno può mettere becco nella didattica di un docente». Non è la prima volta che dei liceali del Virgilio vengono portati qui a Casa Nathan, definita alla sua inaugurazione, cinque anni fa, grande agorà per camminare nella luce. Lo racconta lo stesso Costantino: era successo anche nel 2016. Il punto è che, alla notizia di questa «giornata di approfondimento» qui al tempio massonico, nelle chat dei genitori dei ragazzi qualcuno ha cominciato a chiedere: «Ma questo?». 


Quando durante l’occupazione si era parlato di Francesco Piccioni, ex brigatista non pentito che i ragazzi del Virgilio avevano contattato per proporre un incontro in classe, «il preside ha fatto entrare i poliziotti a scuola. E ora?», si chiede la presidente del Comitato dei genitori, Maria Chiara Morabito. «Questo è un convegno agiografico, parlano solo massoni. Nessuno vuole ledere l’autonomia didattica, ma parliamone», dice Morabito. Il preside si è appellato all’articolo 18 della Costituzione, «ma ci sono delle problematiche. Nessuno di noi è un giudice, ma, a parte le logge deviate, qui comunque non sappiamo chi ci sia all’interno, gli elenchi non ci sono. E poi i sospetti di collegamenti con la criminalità organizzata nelle cronache… Insomma: parliamone. Ma con solide basi culturali. E qui a scuola». 

La visita dei ragazzi del Virgilio

Gli studenti e le studentesse del Virgilio vengono guidati nel loro tour all’interno della sede delle logge romane del Grand’Oriente d’Italia, la più antica e numerosa istituzione massonica italiana, da Dino Fioravanti, Grande Archivista. Visitano uno dei templi. «No, qui le sedie non sono a punta, per ragioni regolamentari devono essere così», spiega un fratello ai giornalisti fatti entrare nel frattempo («per me potete venire quando volete», dice il Gran Maestro Venerabile del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi). I liceali passano attraverso la Galleria dei Passi perduti: «C’è anche alla Camera dei deputati», spiega Fioravanti. Visitano una delle stanze in cui il Bussante, ovvero chi sta chiedendo di entrare nella massoneria, medita per alcune ore prima di essere portato nel tempio per l’iniziazione. «Se la curiosità ti ha condotto qui, esci», si legge sul retro della porta. 

E poi la “lezione”, nel tempio principale. Baldassarre porta in dono al Gran Maestro Venerabile una targa, «visto che queste visite ci sono e sono frequenti negli anni». Bisi dona al preside alcuni libri, tra cui uno sui fratelli “celebri”. Nel programma di storia, spiega l’unico genitore presente – un po’ curioso, un po’ perplesso – i ragazzi sono arrivati al 1600. E così Maurizio Costantino spiega la nascita della massoneria attraverso l’analisi dei meccanismi di trasformazione dei sistemi di potere. «Ho deciso di fare queste lezioni perché una volta un alunno mi ha chiesto se ci fossero ancora logge massoniche. Certo che ci sono, ho risposto. E ho deciso di portare qui i miei studenti». «Non è vero che la massoneria e un’associazione segreta», dice Costantino. «Altrimenti, in virtù dell’art. 18 della Costituzione e della legge Anselmi non saremmo qui. Questo deve essere chiaro per tutti, almeno per chi ha sufficienti cognizioni per poterlo comprendere».

«La domanda più ricorrente che ci fanno i giornalisti è: che fa la massoneria oggi? Che senso ha», esordisce Stefano Bisi. «Ha il senso che aveva ieri. Abbiamo diritto a esistere perché lo hanno tutti: la nostra è un’associazione e potete vedere tutto sul nostro sito». Ma niente elenchi di fratelli. «Ogni cittadino ha diritto a tenere riservata religione, inclinazione sessuale… Si chiama privacy», dice Bisi. «Capisco la curiosità. Ma capisco anche che se uno vuole dire che è massone, lo fa. Altrimenti no». La metafora per spiegare la segretezza degli incontri è sempre la stessa, proposta dai fratelli e poi da Bisi agli studenti del Virgilio: «Il tempio massonico è come lo spogliatoio di una squadra di calcio. Un conto è essere in campo, un conto è lo spogliatoio, dove andiamo solo noi». 

La P2

«Senza contraddittorio? Sarò io stesso a fare l’avvocato del diavolo», promette Bisi con il suo accento toscano, entrando alla lezione parlando con i giornalisti presenti. Due, inclusa chi scrive. «Ogni istituzione ha pagine nere, bianche e grigie», dice ai ragazzi. La loggia Propaganda 2 «è stata una pagina nera: piegata ai voleri di un uomo iniziato al Goi, Licio Gelli. Un uomo che aveva fatto di questa loggia un’altra cosa. Ce ne siamo accorti noi stessi e lo abbiamo espulso. Non succederà mai più». Sicuri? «Come fate a sapere che non ci sono infiltrati?», chiede una studentessa.

Anche alcuni ragazzi avevano sollevato perplessità su questo incontro, nei giorni scorsi. «Ci sono dei controlli», dice il Gran Maestro. «Da anni, per essere ammessi, oltre al dialogo e al confronto con i fratelli è necessario presentare casellario giudiziario e carichi pendenti. Non bisogna essere condannati per reati dolosi: ho visto che lo chiede anche un partito», chiosa Bisi. «Se entriamo in una loggia abbiamo i nostri rituali: la P2 non faceva lavoro rituale. Finché ci sono i grembiuli si fanno i lavori rituali: il problema è quando non ci sono».

Il Grande Oriente d’Italia

A salutare i ragazzi arriva anche un ex preside proprio del Liceo Virgilio di Via Giulia, Maurizio De Renzi. «Sono oratore di una delle logge piu antiche, la Garibaldi Pisacane di Ponza Hod​​», si presenta. «Sono stato felice e onorato preside del Virgilio negli anni ’90: voi sarete i fratelli minori di quelli cui ho insegnato». Gli iscritti al Grande Oriente d’Italia, che è la più antica e numerosa appartenenza nel nostro paese, sono ad oggi circa 23mila, dice Stefano Bisi a Open. Nel Lazio ci sono 2mila fratelli, quasi 1700 solo a Roma e il resto sparso in città come Velletri, Anzio, Civitavecchia, Rieti.

L’età media di ingresso, secondo il Gran Maestro, negli ultimi tempi si è molto abbassata: intorno ai 45 anni. Da tempo è possibile chiedere il primo contatto via web, cui segue la richiesta dell’invio di un curriculum. Lui, papà camionista e mamma casalinga, racconta di essere stato iniziato da giovane, a 24 anni. Cosa vota la massoneria? «Non vota», dice Bisi a Open. «Ognuno poi vota quello che crede. Ma di politica non parlo, altrimenti poi veniamo strumentalizzati. Certo, posso dire che il Movimento 5 Stelle ha portato avanti alcuni provvedimenti che ce l’hanno proprio con noi». 

Di fronte alle polemiche di questi giorni, il «casino» sui giornali, «a scuola, con gli amici, in famiglia…», dice uno studente, «contro l’idea negativa della massoneria non sarebbe giusto evidenziare tutti i personaggi importanti della storia che sono stati massoni?». «Lo ripetiamo spesso», risponde Stefano Bisi, che è anche giornalista. «Penso a Totó, a Enrico Fermi, a Salvador Allende. Chiedetelo ai miei colleghi lì, perché». La domanda non arriva. Si sarebbe potuto rispondere, per esempio, che Allende, Totò, Fermi non sono famosi nella loro veste di massoni, ma Licio Gelli lo è in qualità di massone deviato?