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Nessuna possibilità di voto. Nel Regno Unito scoppia la protesta dei cittadini europei

24 Maggio 2019 - 12:15 Redazione
Cittadini europei, alcuni residenti da anni nel Regno Unito, avevano scelto di rinunciar al voto nel loro Paese di cittadinanza, per votare partiti e candidate in Gran Bretagna e dire la loro sulla Brexit. Ma all'ultimo non gli è stato concesso

Le elezioni europee del 2019 nel Regno Unito verranno ricordate non soltanto per la Brexit – una situazione paradossale per cui il Paese voterà per mandare deputati a Strasburgo mentre si prepara a lasciare l’Unione europea – ma anche per l’indignazione e le proteste da parte dei cittadini Ue che si sono visti, all’ultimo, negare il diritto di voto.

A ogni cittadino Ue nel Regno Unito spettava una decisione: votare per i partiti e candidati nel proprio Stato di origine o partecipare alle elezioni europee nel Regno Unito. In questo caso avrebbero votato per candidati e partiti britannici, dai laburisti di Jeremy Corbyn al Brexit party di Nigel Farage. Sono circa 3 milioni i cittadini Ue nel Regno Unito, 300 mila gli iscritti italiani all’Aire (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero).

Per molti si trattava di un’opportunità per far sentire la propria voce dopo circa tre anni dal referendum sulla Brexit. Un voto a cui non hanno potuto partecipare ma che ha inevitabilmente condizionato la loro vita. Anche se i deputati eletti probabilmente non rimarranno nel Parlamento europeo fino a fine mandato, l’esito delle elezioni manderà un segnale forte al Governo.

ANSA / La premier britannica Theresa May e il marito escono da un seggio elettorale

La procedura era piuttosto semplice: bastava registrarsi per le elezioni locali e compilare in tempo una seconda scheda o certificato per le europee. Le autorità locali però non sono riuscite a comunicare efficacemente queste istruzioni e non hanno recapitato in tempo le schede. Addirittura nei casi in cui erano state mandate, compilate e ri-consegnate correttamente, avrebbero sbagliato anche nell’effettuare correttamente la registrazione.

Il risultato è che presentandosi al seggio elettorale diversi elettori si sono visti respingere o rifiutare l’accesso. Ad alcuni è anche stato detto di tornare «nel proprio Paese» per votare. Un fatto grave anche perché dei segnali su quello che sarebbe successo c’erano: una deputata laburista Catherine West aveva già riscontrato che soltanto un quarto dei membri Ue nel suo collegio elettorale avevano i documenti necessari per il voto. Segnali che non hanno avuto risposta, a cui si aggiungono adesso le voci di chi chiede un’investigazione formale nell’accaduto. Il Governo potrebbe addirittura doverne rispondere in tribunale per il trattamento, considerato discriminatorio, nei confronti dei cittadini Ue.

Il sito www.the3million.org.uk che difende i diritti dei cittadini Ue nel Regno Unito

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