Whirlpool: «Di Maio sapeva della chiusura». I documenti di «Politico» danno ragione a Calenda

Due mesi fa la multinazionale statunitense avrebbe avvertito il ministro di non essere più in grado di mantenere l’impegno di investire 17 milioni nello stabilimento di Napoli

Il ministero dello Sviluppo Economico sarebbe stato al corrente della chiusura dello stabilimento napoletano di Whirlpool da due mesi. Lo rivela Politico.eu il 14 giugno, con un articolo della corrispondente Silvia Sciorilli Borrelli. L’edizione europea del quotidiano statunitense che si occupa di politica comunitaria avrebbe preso visione di documenti che metterebbero in dubbio le affermazioni di Luigi Di Maio.


Politico ha preso visione di una lettera mandata da Whirlpool a Di Maio all’inizio di aprile che mostrerebbe che la multinazionale avrebbe informato il ministro di non essere più in grado di mantenere l’impegno di investire 17 milioni nello stabilimento di Napoli, dove produce lavatrici, «visto il calo della domanda in quel settore di attività». Nella lettera il mittente avrebbe anche menzionato un potenziale investitore che sarebbe potuto essere un buon candidato per rilevare il sito di produzione e salvare i posti di lavoro.


Parlando in radio il 13 giugno Di Maio aveva affermato: «Tutti sapevano che Whirlpool stava vivendo una crisi a Napoli, ma non che volevano lasciare la città».

Il retroscena

Alla fine di maggio, la multinazionale statunitense degli elettrodomestici ha annunciato la riconversione dello stabilimento di via Argine a Napoli, dove sono impiegate 420 persone e la «cessione del ramo d’azienda a una società terza».

Su questa crisi aziendale è stato aperto un tavolo al Ministero dello Sviluppo economico guidato da Luigi di Maio, che ha accusato l’azienda di aver percepito milioni di euro di fondi pubblici in assenza di una soluzione. L’11 giugno Di Maio ha poi chiesto la revoca dei finanziamenti che lo Stato ha erogato a Whirlpool.

«Quando ci siamo insediati – aveva affermato il vicepremier – abbiamo detto che avremmo difeso il made in Italy. Sono stanco delle multinazionali che firmano accordi con il Governo e quando vogliono chiudono gli stabilimenti, mettendo in discussione gli accordi sottoscritti. Chi viene in Italia deve rispettare le regole, imprenditori e lavoratori».

Il 12 giugno, Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo Economico, ha affermato che il vicepremier «ha mentito al Paese e agli operai su Whirlpool». Ai microfoni di l’Aria che Tira su La7, Calenda ha affermato che Di Maio «sapeva della chiusura di Napoli da inizio aprile. Ha incaricato Invitalia di analizzare il nuovo possibile investitore in sostituzione di Whirlpool. Non ha ricevuto i sindacati che hanno chiesto incontro, ha aspettato le europee e poi ha fatto scene indecorose di finta indignazione. Si deve vergognare».

Giovedi 13 giugno il ministro del Lavoro aveva infatti negato di essere al corrente delle intenzioni di Whirlpool. Dopo che in radio gli era stato chiesto se sapeva che la multinazionale avrebbe chiuso la stabilimento di Napoli prima dell’annuncio del 31 maggio, Di Maio aveva risposto «No, assolutamente no».

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