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Csm, il sospetto di Palamara: «Siri più grave di De Vito, ma niente arresto. Trattano con Salvini?»

Scandalo CSM
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Nella famosa riunione notturna in hotel, il magistrato solleva i suoi dubbi sulle indagini della procura di Roma dell'avversario Pignatone

Nei confronti della gestione di Giuseppe Pignatone delle procura di Roma serpeggia un sospetto velenoso che tira in ballo la Lega di Matteo Salvini, sollevato dai commensali di Luca Palamara e Luca Lotti, nell’ormai nota riunione notturna tra l’8 e il 9 maggio intercettata dallo smartphone dell’ex presidente dell’Anm che sta terremotando il Csm.

L’obiettivo di Lotti e Palamara, secondo quanto emerge da nuovi stralci delle intercettazioni pubblicati da Corriere e Quotidiano nazionale, è cercare di delegittimare tanto l’uscente procuratore di Roma, Pignatone, quanto quello di Perugia, Luigi De Ficchy, così da rendere anche più semplice il cambio dei vertici con figure a loro più gradite.

I documenti nella cassaforte del Csm

«Allora vi ripongo la domanda… – dice Lotti – cosa deve arrivare al Presidente della situazione di Roma…», con l’ex ministro che diceva di vantare un canale diretto con il Quirinale. Palamara risponde: «…poco perché formalmente noi ancora poco sappiamo perché c’è quel cazzo di Cd che sta in cassaforte…». Il magistrato si riferisce ai documenti, conservati al sicuro nella sede del Csm, che il pm Stefano Fava ha allegato all’esposto contro Pignatone e il suo vice Paolo Ielo. Un’arma preziosa per agevolare il desiderato cambio di vertice alla procura di Roma.

Le inchieste sulla politica

Palamara sospetta che l’inchiesta a suo carico per corruzione a Perugia, partita da una segnalazione della procura di Roma, sia un tentativo di tenerlo sotto ricatto. La svolta per lui arriverebbe poi con l’esposto del pm Fava contro il procuratore di Roma: «Tu forse non hai capito – dice il magistrato rivolto a Lotti – lui (Fava, ndr) li vuole denunciare penalmente (a Pignatone e Ielo, ndr)… intanto gli rompi il cazzo… io mi acquieterò quanto Pignatone mi chiamerà e mi dirà che cosa è successo, perché la vicenda Consip la so io… il rapporto con lui… lui si è seduto a tavola con te… lui ha voluto parla’ con Matteo… lui ha voluto fa quelle cose… lui crea affidamento… mi lascia con il cerino in mano a me. Io mi brucio… loro si divertono».

Nello scambio tra Palamara e Lotti emerge l’ipotesi che le inchieste di Roma in ambito politico siano state portate avanti con due pesi e due misure: «La vicenda Siri… – dice ancora il magistrato all’ex ministro – fidate… Siri veniva arrestato in condizioni normali! De Vito (il grillino ex presidente del Consiglio comunale di Roma, ndr) è stato arrestato per molto meno! È una trattativa, che vogliono fare con Salvini, fidati… io non mi sbaglio».

Lotti però sembra poco convinto: «Rischierebbero troppo Luca». E Palamara risponde: »E perché non viene arrestato Siri?». L’ex ministro replica: «Non c’erano le condizioni… mi piace spiegarla così». «Vabbè, vediamo», chiosa Palamara.

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