Il vicesindaco di Sedriano usa il pass disabili “ereditato” per il parcheggio: il Consiglio comunale lo salva

Il Consiglio, a maggioranza pentastellata, ha votato contro la mozione di sfiducia. Non è la prima volta che Davide Rossi finisce nella bufera: in passato aveva pubblicato su Facebook una foto inneggiante a Mussolini

Parcheggiava negli spazi blu, quelli a pagamento, usando il pass per disabili del papà morto. Protagonista della vicenda non è il solito “furbo” pizzicato dalle telecamere di qualche programma satirico, ma Davide Rossi, vicesindaco di Sedriano (Milano) in quota M5S.


La notizia ha scatenato l’indignazione e il caso è arrivato in Consiglio comunale dove la maggioranza pentastellata ha deciso di salvare il vicesindaco e ha bocciato la mozione di sfiducia.


Secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, il vicesindaco, con delega alla Trasparenza e all’Anticorruzione, nel 2018 parcheggiò nel quartiere San Leonardo a Milano nei parcheggi blu senza il ticket, ma esibendo il pass disabili del papà, morto 5 mesi prima. Stessa cosa nel 2019 e un testimone ha assicurato di averlo visto più volte «parcheggiare utilizzando il permesso del padre disabile».

Rossi si è giustificato dicendo che la restituzione non fosse obbligatoria, ma la polizia locale ha smentito. Allora Rossi ha detto di aver tenuto il pass per «ragioni affettive» come «ricordo del padre». Il Consiglio comunale, a maggioranza Cinque stelle, ha votato però contro la mozione di sfiducia a Rossi.

Il sindaco Angelo Cipriani ha difeso il suo vice parlando di «strumentalizzazione» e «vendetta degli avversari». Anche il capogruppo pentastellato in Regione Marco Fumagalli ha difeso Rossi: «Il vicesindaco sta lavorando bene per la comunità intera e se ha sbagliato pagherà la multa. È invece inquietante che qualcuno lo abbia pedinato al solo fine di creare un caso mediatico».

Non è la prima volta che Davide Rossi finisce nella bufera. In passato aveva inneggiato su Facebook a Benito Mussolini, dando poi la responsabilità a un hacker. È finito in tribunale per aver insultato avversari politici e non si è presentato in Comune per celebrare un matrimonio civile.

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