Di Maio: «Atlantia non ha presentato offerta». I lavoratori Alitalia: «Stanchi di aspettare»

Il futuro della ex compagnia di bandiera, insieme a quello dell’ex-Ilva, è tra i dossier più delicati per il governo visti i risvolti occupazionali

Gli striscioni delle sigle sindacali venivano legati ai pali dei segnali stradali di fianco al ministero dello Sviluppo economico mentre Luigi Di Maio incontrava i commissari straordinari di Alitalia e i segretari di Cgil, Cisl e Uil.


«Incontro inutile» hanno sintetizzato loro all’uscita, mentre i lavoratori della compagnia aerea e delle società collegate aspettavano fuori. Sole pieno e presidio scarno. «Dal 2009 abbiamo fatto qui molte proteste, visto che Alitalia da dieci anni affronta ciclicamente questi problemi», spiega Remo Comelli coordinatore nazionale di Anpac (sindacato autonomo dei piloti).


«Nei vari passaggi di riorganizzazione di questa azienda, più di 9mila persone hanno perso il lavoro. I piloti nel 2009 erano circa 2500, oggi ce ne sono mille in meno», sottolinea il rappresentante dei piloti.

Ad aspettare l’esito dell’incontro fuori dal Mise, di fianco a lui, ci sono anche i lavoratori dell’indotto delle aziende che lavorano per la ex compagnia di bandiera (nel settore della manutenzione, della pulizia, del catering). In totale, si tratta di circa 20mila persone.

Il termine per la presentazione delle offerte (prorogato più volte) è il 15 luglio: il governo aveva deciso di dare ulteriore tempo per cercare di trovare un quarto partner strategico da aggiungere alla cordata composta da FS, ministero dell’Economia e gruppo Delta Airlines (compagnia americana). Con questi tre attori si arriverebbe a una quota di circa un miliardo di euro.

Per occupare questo quarto posto, c’è stata la candidatura spontanea di Claudio Lotito, patron della Lazio, che pochi giorni fa si aggirava a Palazzo Chigi; quella del gruppo Toto (in passato partner di AirOne) e quella di German Efromovich di Avianca.

Anche se finora non c’è stata una manifestazione di interesse, da parte del gruppo Atlantia (proprietario di Autostrade), come ha sottolineato il ministero dello Sviluppo Economico nel comunicato stampa finale, è questo il nome che agita il governo.

All’incontro al Mise ha partecipato anche il sottosegretario leghista Claudio Durigon. I due alleati di governo continuano ad avere sulla famiglia Benetton sensibilità molto differenti. I 5 Stelle insistono nel revocare la concessione ad Autostrade dopo la tragedia del ponte Morandi e Luigi Di Maio, nei giorni scorsi, aveva definito Atlantia una società «decotta».

La Lega invece è contraria alla revoca delle concessioni autostradali e accusa i 5 Stelle di privilegiare troppo la politica dei no. «Chi ha dei morti sulla coscienza paga e pagherà, io non faccio il giudice. Poi ci sono aziende che danno migliaia di posti di lavoro e prima di dire sono ‘decotte’ bisogna pensare che in ballo – appunto – ci sono migliaia di posti di lavoro», aveva risposto Salvini.

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