L’addetto alle pulizie del treno a una donna: «Neg*** di me***». Il racconto di un testimone

«Vorresti chiederle scusa, come italiano, e dirle che questa non è l’Italia, anche se non ne sei più così convinto» scrive Lorenzo Tosa, nella foto

«Un uomo sulla quarantina portata male, occhiali dalla montatura spessa e indosso la pettorina del servizio di pulizia. Ora capisci cosa dice: “Negra di m… Tornatene al tuo paese”. “Devi levarti da qui, schifosa, lascia il posto a chi paga il biglietto.”»


Lorenzo Tosa, ex membro del Movimento 5 Stelle e candidato alle elezioni europee con la lista +Europa di Emma Bonino e Federico Pizzarotti ha assistito, su un Frecciabianca all’altezza di Campiglia, in Toscana, all’ennesimo episodio di razzismo, che ha raccontato su Facebook.


Lui, un inserviente sulla quarantina, lei, una ragazza ventitreenne del Mali, che si prende gli insulti, rispondendo con qualche confuso «razzista», o «fascista». Tosa che di fronte all’indifferenza generale si alza e interviene, impone all’uomo di scusarsi. E l’addetto alle pulizie perde tutta la sua foga, smontato dal rimprovero di un bianco, di un connazionale.

«E, mentre li fissi entrambi, per qualche secondo, non riesci a non sentirti umanamente, moralmente, mentalmente, con ogni muscolo o nervo del tuo corpo, infinitamente più vicino a lei che a lui», scrive Tosa, che da gennaio tiene anche un blog chiamato «Antigone», «In quel momento, su quel vagone in corsa da qualche parte per la campagna toscana, per la prima volta forse nella tua vita ti senti straniero in Italia. Se lui è l’italiano e lei la straniera, allora sei straniero anche tu. E mai, prima d’ora, è stato così disperatamente chiaro».

Tosa continua il racconto, condiviso da quasi tremila utenti, in cui la ragazza lo abbraccia, lo ringrazia, «Ed è strano, perché sei tu che in quel momento vorresti scusarti con lei per quello che ha subìto, per quella violenza inaudita, per il silenzio complice di decine di persone, di italiani, che hanno assistito alla scena senza muovere un muscolo. Vorresti chiederle scusa per essere ospite di un paese che la tratta come una criminale perché è donna e perché è nera. Vorresti chiederle scusa, come italiano, e dirle che questa non è l’Italia, anche se non ne sei più così convinto».

Parlano, bevendo un bicchiere d’acqua al vagone ristorante, lei gli racconta di voler fare la parucchiera, di aver vissuto negli ultimi anni tra l’Italia e Parigi. Scendeno dal treno, Tosa nota che la giovane, fino a qualche minuto prima in lacrime, sta sorridendo, e scrive: «E allora capisci che ne vale ancora la pena. Di restare umani. Di alzarsi in piedi e andare a occupare fisicamente quel posto dalla parte giusta della storia che decine di passeggeri e milioni di italiani hanno rinunciato a prendere».

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