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Amanda Knox e i dubbi sulla colletta per il matrimonio: «Mi sono già sposata? Non è vero, nozze il 29 febbraio 2020»

01 Agosto 2019 - 08:52 Redazione
Amanda Knox
Amanda Knox
«Questo è solo l'ultimo esempio del travisamento dei fatti e della distruzione della reputazione che subisco da quando sono stata spinta mio malgrado sotto i riflettori»

Amanda Knox, accusata e poi assolta in via definitiva per l’omicidio di Meredith Kercher, aveva lanciato poco tempo fa una colletta per pagarsi il matrimonio. E, invece, secondo il settimanale Oggi, si sarebbe già sposata a dicembre dello scorso anno. Altro che crowdfunding, altro che matrimonio a tema spaziale: la giovane americana insieme a Chris Robinson sarebbero già convolati a nozze. 

Tutti i risparmi spesi in Italia

Amanda Knox
Amanda Knox e Chris Robinson | Ansa

Stando alla scoperta del settimanale, tutti i suoi risparmi sarebbero stati investiti nel recente viaggio in Italia, dove è stata ospite a un dibattito sul processo mediatico al festival della giustizia penale di Modena. «Abbiamo dovuto spendere i nostri fondi per il matrimonio in questo impegnativo e importante viaggio. Ne è valsa la pena. Amanda ha raggiunto i cuori di molte persone e ha guarito un po’ di se stessa», aveva dichiarato il fidanzato.

Lo scoop del settimanale Oggi

Il documento – trovato dal settimanale Oggi – attesterebbe che i due si sarebbero sposati 9 mesi fa. L’atto che lo dimostra si troverebbe anche on line, negli archivi della contea statunitense King County. Le pubblicazioni sarebbero state affisse il 21 novembre 2018 mentre le nozze si sarebbero tenute l’1 dicembre. Il certificato di matrimonio, invece, sarebbe stato emesso il 7 dicembre del 2018. 

La replica

«Questo è solo l’ultimo esempio del deliberato travisamento dei fatti e della distruzione della reputazione che subisco da quando sono stata spinta mio malgrado sotto i riflettori nel 2007 (si riferisce all’omicidio di Meredith Kercher a Perugia, ndr)», scrive Amanda Knox in una lettera inviata all’agenzia di stampa Ansa.

10mila dollari spesi in Italia

Poi va nel dettaglio delle spese sostenute per la sua permanenza in Italia per prendere parte al Festival della giustizia penale: «L’Italy Innocence Project è stato molto generoso nel fornirci una camera di hotel e l’assistenza di un professionista della sicurezza. Si sono offerti di rimborsarci un quarto delle spese del nostro volo e io non ho chiesto loro di coprire il resto. Abbiamo speso più di 10mila dollari in precauzioni necessarie per la mia sicurezza e per evitare molestie. Ci siamo dovuti organizzare per un altro alloggio per mia madre e per le spese del suo viaggio, lei era un supporto emotivo necessario in questo traumatico viaggio. Il viaggio ha rappresentato un contraccolpo finanziario per noi e siamo stati costretti a utilizzare soldi che stavamo risparmiando per le nostre nozze. Ma per supportare l’Italy Innocence Project ne è valsa la pena e io resto grata per il loro supporto e per il loro invito a parlare del processo mediatico e delle ingiuste condanne».

La verità sulle nozze

E il matrimonio? «Abbiamo presentato le carte per essere legalmente sposati a dicembre dello scorso anno per semplificare le questioni delle tasse e dell’assicurazione, ma non abbiamo ancora celebrato le nozze insieme ai nostri cari. Il nostro matrimonio si terrà il 29 febbraio 2020. Stiamo pagando per tutto autonomamente. E come fanno molte giovani coppie oggi abbiamo sostituito la tradizionale lista nozze con una raccolta fondi per le nozze. Migliaia di persone fanno questo ogni anno perché la lista di nozze è ormai fuori moda, le coppie che vivono già insieme non hanno bisogno di stoviglie o tostapane. Le pagine ‘Rsvp’ sono protette da una password e quelle dei registri non lo sono. Anche questo è normale. Abbiamo condiviso la nostra ‘story’ sul matrimonio sui social, ma non abbiamo pubblicizzato il nostro registro o chiesto a sconosciuti di donare. I tabloid hanno diffuso la pagina del nostro registro e ora danno la colpa a noi per le loro azioni. Loro (i tabloid, ndr) accusano me di mentire in merito alle spese per il nostro viaggio per supportare l’Italy Innocence Project. Questo ‘scandalo’ è ancora un altro esempio di come i media traggano un irresponsabile profitto producendo indignazione. Questa è una violazione in flagrante dell’etica giornalistica a scapito dell’opportunità di informare le persone sulle cose che davvero contano, come le condanne ingiuste».

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