Boris Johnson parte in salita: maggioranza appesa a un seggio. Gli scenari per la Brexit

Le elezioni suppletive in Galles hanno ridotto la maggioranza di Governo già risicata. Adesso Boris Johnson dovrà fare i conti anche con una possibile ribellione all’interno del suo partito

Le elezioni suppletive in una contea del Galles hanno messo nei guai il neo Primo ministro britannico Boris Johnson, riducendo la maggioranza del partito conservatore, già risicatissima, a un solo deputato nella Camera dei Comuni. Johnson è succeduto a Theresa May alla guida del suo partito il 23 luglio e del Paese il giorno successivo ha promesso di portare il Regno Unito fuori dall’Unione europea a tutti i costi entro, o addirittura prima, della scadenza del 31 ottobre 2018.


Le elezioni suppletive

A Brecon and Radnorshire il candidato conservatore Chris Davies è stato battuto da una politica liberal democratica, Jane Dodds con un margine di circa 1.400 voti. Il partito liberal democratico ha soltanto 13 deputati in parlamento ma negli ultimi mesi è cresciuto notevolmente nei sondaggi: alle elezioni europee di maggio si è classificato davanti al labour e ai conservatori. La vittoria dei liberal democratici, agevolata da un’alleanza con il partito dei Verdi e con il partito gallese Plaid Cymru, è stata in salita, visto che dovevano ribaltare una maggioranza di circa 8 mila preferenze. Segna una sconfitta per il deputato conservatore, ma anche per il partito laburista, che ha perso circa il 12,4% del voto rispetto alla precedente tornata elettorale, classificandosi al quarto posto, dietro al Brexit Party di Nigel Farage.


La rivolta dei Tories e l’enigma Brexit

All’orizzonte ci sono altri ostacoli per il Governo di Boris Johnson. La pericolante maggioranza in parlamento, resa ancora più fragile dalle elezioni suppletive, rischia di crollare definitivamente con la possibile fuoriuscita di altri deputati conservatori, contrari a un’uscita senza accordo, nota come la hard Brexit, evocata più volte da Johnson. Dr. Philip Lee, deputato conservatore in passato anche ministro della Giustizia, ha dichiarato al Guardian di essere indeciso se lasciare il suo partito e unirsi ai liberal democratici, aggiungendo che sono diversi i deputati conservatori a coltivare lo stesso dubbio che «passeranno la pausa estiva a valutare cosa fare». Esiste quindi la distinta possibilità che Boris Johnson possa trovarsi alla fine dell’estate a guidare un Governo di minoranza. In quel caso non è da escludere che ci possano essere nuove elezioni, anche prima della scadenza per la Brexit, che quindi potrebbe essere messa nuovamente in discussione.

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