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Svolta Brexit: Jeremy Corbyn a favore di un secondo referendum

09 Luglio 2019 - 14:32 Redazione
Il leader labourista non si era mai espresso in modo così netto ed era stato criticato per questo

Corbyn scioglie ogni dubbio: il Labour Party è anti-Brexit. Il leader dei laburisti ha mandato una lettera agli iscritti al partito in cui scrive di essere favorevole a un secondo referendum per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

Finora Corbyn non aveva mai preso una posizione così netta: il leader labourista si era limitato a dire che avrebbe delegato a un voto in Parlamento la decisione su un eventuale secondo referendum.

La maggior parte dell’elettorato labourista, però, fa il tifo per il Remain e finora non aveva visto di buon occhio titubanza del leader rispetto all’uscita dall’Ue.

Nella sua lettera il leader laburista sollecita il successore di Theresa May (Boris Johnson o Jeremy Hunt) ad accettare di sottomettere la separazione da Bruxelles a un nuovo voto popolare.

«Chiunque diventi primo ministro, deve avere la fiducia di tornare dal popolo e sottoporre a un voto pubblico il suo accordo o un no deal», scrive Corbyn, e aggiunge, «in questo caso voglio rendere chiaro che il Labour farà campagna per il Remain contro qualunque accordo Tory che non protegga l’economia e i posti di lavoro».

La svolta arriva dopo un incontro di partito e con i rappresentanti sindacali avvenuto la mattina dell’8 luglio. Scettica ma positiva l’ala sinistra del partito laburista che da mesi fa pressione su Corbyn per prendere una netta posizione pro-Remain.

Si oppone alla svolta circa un quarto dell’elettorato Labour e 20 deputati favoroli alla Brexit, cosi come i Tories, che considerano l’iniziativa di Corbyn come un tradimento dell’impegno formalizzato dal Labour nel 2017 a rispettare il risultato favorevole alla Brexit.

Corbyn si è classificato come terzo partito alle elezioni europee di fine maggio, che hanno incoronato il Brexit Party di Farage come la prima forza politica del Paese. Il partito era stato indebolito dalle divisioni interne su Brexit, che avevano trasferito parte dell’elettorato Labour alla forza europeista dei Liberali Democratici, che l’avevano superato alle europee, piazzandosi al secondo posto.

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