L’altro lato di Quota 100, la riforma che rischia di bloccare la pubblica amministrazione

Tra i migliaia di pensionamenti anticipati, molti sono nella pubblica amministrazione. Insieme al blocco delle assunzioni e ai pensionamenti in quota riforma Fornero, c’è la possibilità che la macchina pubblica si fermi

Già 52mila richieste sono state formalizzate, e il 19% ha superato la fase di approvazione. Secondo i sindacati, il numero delle domande è destinato a salire e potrebbe arrivare anche a 120mila. Quota 100, una delle riforme di punta spinta dalla Lega di Matteo Salvini sta mostrando i suoi risultati.


Un successo politico, certo, ma con il rischio di bloccare gli ingranaggi della pubblica amministrazione. Il quotidiano La Stampa dedica un lungo approfondimento a questa eventualità, firmato dal giornalista Nicola Pinna.


Il nodo più grosso di tutta la questione riguarda il settore pubblico. Fra tutti i prepensionamenti che sono stati richiesti ce ne sono anche molti negli uffici, nella scuola e anche nella sanità. Questo dato va unito ad altri due fattori.

Oltre ai prepensionamenti di Quota 100 bisogna contare anche i lavoratori che hanno maturato i requisiti con la legge Fornero. Si deve poi tenere in considerazione anche che fino a novembre le assunzioni nella pubblica amministrazione sono bloccate.

I settori a rischio

Secondo i rappresentanti sindacali sentiti da Nicola Pinna, il rischio più grande riguarda la pubblica amministrazione, la scuola e gli ospedali. E non solo nei grandi centri urbani, anche nei piccoli comuni dove spesso alcuni servizi vengono gestiti da una sola persona. Sarebbero salvi invece i vigili urbani che negli ultimi anni hanno portato avanti una politica di assunzioni.

Nicola Foccillo, segretario confederale della Uil, spiega: «Già da due anni sappiamo che nell’arco del quinquennio in corso ben 500mila dipendenti pubblici andranno in pensione. Circa 200mila hanno già lasciato il lavoro e gli altri andranno via prossimamente. Questa è una previsione legata ai limiti d’età previsti dalla legge precedente, dunque con le soglie previste da Quota 100 la situazione rischia di aggravarsi pesantemente».

I concorsi, una soluzione possibile ma lontana

Un’ipotesi per risolvere la carenza di personale dovuto a pensionamenti e prepensionamenti potrebbe essere quella di aprire una serie di nuovi concorsi. Una prospettiva certo non a breve termine, dati i tempi tecnici necessari per tutte le operazioni: «Nella migliore delle ipotesi – continua Forcillo – passerà almeno un anno. Non dimentichiamo che il blocco delle assunzioni è ancora in vigore fino a novembre. Per il momento solo i comuni e le scuole possono bandire i concorsi».

Le competenze, un patrimonio perso nel passaggio generazionale

Oltre alla carenza di personale e al rischio di chiudere gli uffici più piccoli, bisogna aggiungere ancora un altro peso per stimare l’impatto di Quota 100: la perdita delle competenze. Una delle dinamiche possibili con questa riforma infatti è che i nuovi assunti entrino in servizio dopo che i dipendenti più esperti sono già andati in pensione.

Questo, oltre a comportare una possibile interruzione del servizio, rischia anche di disperdere una serie di competenze che in un normale turn over verrebbero comunque garantite, come spiega Federico Bozzanca, segretario nazionale della Funzione pubblica Cgil: «È vero che tutti i neo assunti hanno un livello di scolarizzazione ben più alto, ma non si può non tenere conto che il patrimonio culturale di chi va in pensione non viene lasciato in eredità a nessuno».

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Foto di copertina: Pixinio | Impiegato