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«Non ci si può fidare di Trump». Come gli Usa hanno ritirato una spia dalla Russia nel 2017

10 Settembre 2019 - 10:58 Redazione
Si tratta di un agente di altissimo livello, il più importante "asset" di cui gli Usa disponevano in Russia. Godeva di un diretto accesso a Putin e avrebbe fornito informazioni prezioso anche sull'interferenza russa nelle elezioni americane del 2016

Gli Stati Uniti avrebbero rimosso la loro più importante spia in Russia nel 2017 per paura che l’amministrazione di Donald Trump potesse compromettere la sua sicurezza. A rivelarlo è uno scoop della Cnn che cita varie fonti nell’attuale amministrazione americana con conoscenza diretta dei fatti. Nelle ultime ore anche il New York Times ha pubblicato nuovi dettagli sul caso, nonostante la Cia abbia smentito la ricostruzione fatta dai quotidiani americani.

Il summit a Washington

La decisione sarebbe avvenuta nel maggio del 2017, poco dopo l’incontro del presidente americano Donald Trump con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e l’ambasciatore russo negli Usa. Nell’occasione il presidente americano e Lavrov avevano discusso sopratutto di materiale d’intelligence di origine israeliana che riguardava principalmente le attività dell’Isis in Siria.

Ma la disponibilità mostrata dal presidente americano nel condividere informazioni riservate con la Russia aveva convinto la Cia, allora sotto la direzione di Mike Pompeo, di “mettere in sicurezza” la spia.

L’identità dell’agente e l’ombra del Russiagate

L’identità dell’agente rimane tuttora ignota, ma secondo le fonti citate dalla Cnn avrebbe occupato una posizione di rilievo all’interno dei servizi di sicurezza nazionali russi. Tanto che avrebbe avuto contatti diretti con Vladimir Putin, riuscendo in passato anche a fotografare alcuni documenti giunti sulla scrivania del presidente russo.

Una versione confermata nella sua sostanza anche dal New York Times che aggiunge altri dettagli. Secondo il noto quotidiano americano, l’agente avrebbe giocato un ruolo fondamentale nello smascherare le interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016 che portarono Donald Trump alla Casa Bianca. Interferenze che sono alla base dell’inchiesta del procuratore generale Robert Mueller, nota come Russiagate, che ha sollevato dei dubbi sull’estraneità di Donald Trump alle attività di spionaggio russe nel suo Paese.

Inoltre, aggiunge sempre il New York Times citando il caso Skripal (l’avvelenamento di un ex spia russa nel Regno Unito nel marzo del 2018), la vita dell’agente sarebbe tuttora in pericolo. La persona in questione avrebbe accettato di lasciare la Russia su insistenza della Cia – dopo un rifiuto iniziale che aveva insospettito l’agenzia americana – e si troverebbe attualmente all’estero, sotto protezione americana.

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