In Evidenza Governo MeloniLibanoPremio Nobel
SOSTENIBILITÀFranciaIncendiInquinamento

Che cos’è la “classificazione Seveso” di cui si parla a proposito dell’incendio di Rouen

26 Settembre 2019 - 13:04 Alessandro Parodi
Una norma europea stabilisce i criteri di classificazione dei siti industriali a rischio: la direttiva varata dopo l'incidente avvenuto il 10 luglio 1976 nell'azienda ICMESA in Brianza

Stanno facendo il giro del mondo le immagini dell’incendio è scoppiato giovedì sera nello stabilimento di Lubrizol, a Rouen, che produce additivi per lubrificanti. Il sito è classificato “Seveso”, cioè sotto sorveglianza per le materie prime a rischio utilizzate nelle lavorazioni. Ma cosa significa la “classificazione Seveso” e da quale evento prende il nome?

La Direttiva Seveso (82/501/CEE, recepita in Italia con il DPR 17 maggio 1988, n. 175 nella sua prima versione) è una norma europea, adottata nel 1982 a seguito dell’incidente avvenuto il 10 luglio 1976 nell’azienda ICMESA di Meda conseguentemente a cui una nube tossica di diossina (TCDD), una sostanza estremante tossica, si diffuse su un area vasta di comuni vicini allo stabilimento brianzolo: particolarmente colpito fu il comune di Seveso, non lontano da Milano, da cui la norma prende il nome.

Lo scopo di questa legislazione è prevenire incidenti rilevanti (esplosione, incendio, fuoriuscita di sostanze tossiche nell’aria o nell’acqua) e ridurne le conseguenze, in siti con il alto potenziale di rischio in caso di malfunzionamento, tenendo conto delle sostanze chimiche presenti negli stabilimenti. Una parte della direttiva è dedicata all’informazione della popolazione circa i rischi e i comportamenti da tenere in caso di incidenti.

Un militare mostra un cartello che inibisce l’accesso alla zona contaminata dopo l’incidente della ICMESA di Meda del 1976

Le nuove norme

La direttiva originaria è stata successivamente modificata nel 1996 (Seveso II, in cui venne diminuito il numero di sostanze definite materie pericolose da 180 a 50), nel 2003 (Seveso II bis, che introduceva il monitoraggio di aziende che trattano altri materiali a rischio prima non considerati come il nitrato d’ammonio, dopo un incidente in una fabbrica di fertilizzanti a Tolosa) e nel 2012 (Seveso III).

In Italia sono classificati come “Seveso” 994 siti industriali. La maggior parte si trova nel nord, in particolare in Lombardia, Veneto ed Emilia. Esiste un Inventario nazionale degli stabilimenti a rischio rilevante redatto a cura del Ministero dell’Ambiente.

In Francia, secondo quanto riportato dal sito web del Ministero dell’Ecologia, al 31 dicembre 2015 la Francia gli stabilimenti che catalogati secondo la direttiva erano oltre 1250 (700 soglia alta e 561 soglia bassa). Si tratta di strutture con importanti rischi industriali correlati alla manipolazione, alla fabbricazione, all’uso o allo stoccaggio di sostanze pericolose e che devono essere conformi ai requisiti di sicurezza previsti dalla norma.

Leggi anche:

Articoli di SOSTENIBILITÀ più letti