Migranti, Di Maio: «Sui rimpatri siamo rimasti all’anno zero. Ora decisioni in 4 mesi»

Il provvedimento, chiarisce l’ex vicepremier «nasce dal concerto con il premier e con il ministro dell’Interno»

Il capo politico del M5S e ministro degli Esteri Luigi Di Maio annuncia una svolta sulla politica dei rimpatri. Parlando in diretta a Dritto e rovescio su Rete4 dichiara: «Chi non può stare in Italia, non possiamo aspettare due anni per rimpatriarlo, domattina firmo un decreto in cui si dice che in 4 mesi, non più in due anni, si può capire se una persona può stare qui o se deve essere rimpatriata».


«Sui rimpatri siamo fermi all’anno zero – ha aggiunto – domattina iniziamo con la firma di un decreto e mandiamo un messaggio che è questo: Guardate che è inutile che venite, se non avete i requisiti per la domanda di asilo, perché in maniera democratica vi mandiamo indietro».


Il provvedimento, chiarisce Di Maio, «nasce dal concerto con il premier, con il ministro dell’Interno». Si tratta per l’ex vicepremier di «un lavoro di squadra. Non voglio assolutamente improvvisare e questo (decreto ministeriale sui migranti, ndr) fa parte del programma di governo».

«Questo decreto non va a ledere nessun diritto umano – specifica il ministro – è una questione legata a procedure farraginose rispetto a Paesi, anche del Mediterraneo, che sono paesi con cui lavoriamo e commerciamo tutti i giorni».

«La redistribuzione dei migranti non può essere la soluzione definitiva – ha concluso – ma dobbiamo fare più accordi con democrazie che votano, con Paesi con cui abbiamo fatto accordi commerciali, ad esempio quello sull’olio tunisino. Allora se possiamo fare accordi così forti con Paesi che hanno una loro democrazia interna e una loro dignità, possiamo anche metterci d’accordo per dire: se arrivano barchini sulle nostre coste noi velocemente te li rimandiamo indietro, così lo fai una volta, due, ma alla terza non lo fai più».

In merito alla manovra, allo scongiurato aumento del’Iva e a taglio dei parlamentari, l’ex ministro del Lavoro esulta: «È una promessa che abbiamo fatto e, se aumenta l’Iva, viene meno il senso di questo governo. Due cose abbiamo detto all’inizio: dobbiamo tagliare i parlamentari, e lunedì vedrà i parlamentari che tagliano 345 poltrone, poi è legge per sempre, e la seconda cosa è che non deve aumentare l’Iva».

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