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Siria, a che gioco sta giocando Vladimir Putin?

14 Ottobre 2019 - 12:58 Redazione
Perché Putin prima si è fatto promotore di un accordo curdi-siriani per respingere l'offensiva di Erdogan, poi ha dato l'ok alla Turchia sul prendere Kobane?

La vicinanza tra Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan è ormai cosa nota. Un’amicizia di cui la stretta di mano dello scorso settembre rappresenta la prova più recente. Nonostante questo però sembrava che Putin, pur di sostituirsi a Donald Trump i termini di influenza nel Medio Oriente, fosse stato il regista principale di un accordo tra curdi e siriani per respingere l’offensiva della Turchia.

Russian President Vladimir Putin (L) and Turkish President Recep Tayyip Erdogan (R) shake hands during their meeting in Ankara, Turkey, 16 September 2019. | Ansa

“Sembrava” perché Erdogan ha fatto una dichiarazione che mescola le carte in tavola e fa sorgere dei dubbi sul ruolo giocato dal presidente russo. «Ci sono un sacco di pettegolezzi ora, ma sembra che non ci saranno problemi a Kobane con l’approccio positivo della Russia», ha detto il presidente turco. Come per dire: mi prenderò Kobane, la roccaforte dei curdi, e la Russia è d’accordo.

A questo punto le questioni sono due: o Erdogan non è stato avvisato dal suo “amico” della mossa a sostegno di un asse curdi-Damasco oppure Putin sta giocando a un doppio gioco.

D’altronde il presidente russo è vicino sia a Erdogan che a Bashar al-Assad. Questo spiega perché finora non ha preso una posizione netta sul conflitto. Secondo alcune fonti vicine a Erdogan, il presidente turco avrebbe chiamato Putin prima di iniziare l’offensiva contro i curdi per avere il suo benestare.

Dopo poche ore però con un comunicato, riportato dai media russi, Putin ha detto di nutrire dubbi «sull’intervento turco in Siria». Poi in un’intervista a Sky News, Al Arabiya e Rt Arabic, ha dichiarato che «bisogna liberare la Siria da presenze straniere».

Kobane e Tel Tamer distano circa 200 chilometri. È possibile anche che Putin si sia messo davvero d’accordo con i due leader, ridisegnando sulla mappa le rispettive sfere di influenza per accontentare tutti, in primo luogo se stesso, sostituendosi di fatto a Trump. Qualsiasi sia il fine del presidente russo, saranno però sempre i curdi a pagarne le conseguenze.

Il capo delle Forze democratiche siriane (forze a prevalenza curda) ha definito «doloroso, ma necessario» l’accordo con Assad. Ma perdere Kobane significherebbe per i curdi perdere tutto.

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