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800 milioni di affamati e 120 milioni di giovani obesi: la fotografia della Fao

17 Ottobre 2019 - 07:27 Redazione
Per anni la fame è diminuita nel mondo. Ora non più

La fame nel mondo ha ricominciato a crescere. Lo rivela l’ultimo rapporto della Fao pubblicato il 16 ottobre, giornata mondiale dell’alimentazione, e conferma che neanche nel 2019 il numero delle persone affamate è diminuito. L’andamento negli ultimi anni è costante in Asia mentre è in crescita in Africa e Sudamerica.

Oltre ad affermare che circa l’11% della popolazione mondiale (poco più di 820 milioni di persone) soffre la fame, per la prima volta il rapporto del 2019 mostra che a questi si aggiunge un altro 17% di persone malnutrite. 1.3 miliardi di persone avrebbero infatti accesso solo saltuariamente a quantità sufficienti di cibo.

Insieme, le due categorie raggruppano 2 miliardi di persone: il 26.4% della popolazione mondiale. La nuova categoria che la Fao chiama «insicurezza alimentare moderata» rivela anche un’interessante correlazione. Nei Paesi dove la malnutrizione estrema è quasi assente, quella moderata innalza il rischio di essere sovrappeso. L’obesità nei Paesi più ricchi è più diffusa tra coloro che non hanno i mezzi di procurarsi i generi alimentari in modo costante.

Papa Francesco ha sottolineato che i 700 milioni di persone sovrappeso al mondo (di cui 120 milioni di giovani) «non sono più semplicemente emblematici della dieta dei ‘popoli dell’opulenza’, ma iniziano ad abitare anche in Paesi a basso reddito, dove si continua a mangiare poco e male, copiando modelli alimentari delle aree sviluppate». Il Pontefice invita quindi a «temperanza, moderazione, astinenza, dominio di sé e solidarietà».

Ma mentre più di 820 milioni di persone nel mondo patiscono la fame, un terzo del totale del cibo prodotto viene buttato via, prima ancora di arrivare in tavola. Il 14% degli alimenti prodotti vengono poi gettati prima ancora di raggiungere il negozio o il punto di distribuzione.

Il rapporto fa poi notare che in gran parte del mondo sono ancora necessari grandi per realizzare molte parti dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

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