«Hanno complici, possibile pericolo di fuga». E ancora: «Avrebbero dovuto consegnare droga a un gruppo di amici della vittima» ma erano in realtà «intenzionati a rapinare i giovani dei soldi che sapevano essere nello zaino» della fidanzata, senza consegnare la droga: sono le ultime novità che emergono dalla procura sull’omicidio di Luca Sacchi a Roma.
«Sussistono specifici elementi che fanno ritenere fondato il pericolo di fuga», scrivono i pm di Roma nelle sette pagine del decreto con cui hanno disposto il fermo di Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, accusati dell’omicidio di Luca Sacchi. I due «erano oramai consapevoli delle indagini a loro carico e godendo di non poche complicità potrebbero fuggire per sottrarsi alle conseguenze dell’omicidio», conclude la Procura di Roma.
La dinamica
I due, sempre secondo quanto riportato nel decreto di fermo, «avrebbero dovuto consegnare dello stupefacente a un gruppo di amici della vittima, ma in realtà erano intenzionati a rapinare i giovani dei soldi che sapevano detenere in uno zaino da donna senza consegnare la droga».
Del Grosso e Pirino, «a bordo di una Smart di colore chiaro, armati di un revolver calibro 38 e di una mazza da baseball in via Teodoro Momsen e all’uscita del pub John Cabot si avvicinavano alla vittima e alla fidanzata Anastasia che deteneva il denaro nello zaino a spalla e mentre Pirino la colpiva con una mazza alla nuca intimandole di consegnare lo zaino che le strappava una volta a terra, Del Grosso alla reazione di Sacchi che affrontava l’aggressore esplodeva contro Sacchi un colpo di arma da fuoco da distanza ravvicinata in direzione del capo», si legge nel decreto.
Le testimonianze
La fidanzata di Valerio Del Grosso ha ricostruito davanti agli inquirenti la serata dopo il delitto, confermando di fatto quanto già emerso dalle indagini. «Valerio mi ha detto che aveva sparato in testa a una persona, senza specificare le ragioni. Tutti gli amici, me compresa, a questo punto consigliavamo a Valerio di andarsi a costituire. Lui mi ha pregato di accompagnarlo in un albergo per restare con lui a fargli compagnia. Ma io mi sono rifiutata e l’ho solo accompagnato al Cervara hotel Park, dove lui mi aveva chiesto di prenotare a mio nome e con un mio documento una stanza».
«Il suo intento era quello di spaventare e non di uccidere», ha detto la ragazza quando le è stato chiesto se conoscesse le ragioni che hanno spinto il suo compagno a sparare.
Nel decreto di fermo viene riportata anche la deposizione di un amico di Del Grosso che era presente nelle fasi precedenti del delitto. Racconta – secondo quanto scrive il pubblico ministero – di essere stato «incaricato da Del Grosso di verificare se persone in zona Tuscolano avessero il denaro per comprare come convenuto ‘merce’ e di essersi recato (…) a bordo della vettura di questi, in via Latina, intorno alle 21.30 del 23 ottobre incontrando tale (…) già a lui noto al quale si presentava come inviato da Valerio».
Dalla testimonianza dell’amico di Del Grosso emerge, scrive il pm, che «una donna in quel contesto aveva lasciato uno zaino che lui stesso aveva constatato contenere soldi divisi in due mazzette, da 20 e 50 euro. Accertata la presenza del denaro la ragazza aveva ripreso lo zaino mentre arrivava subito dopo il Del Grosso che parlava con (…) della cessione di ‘erba’. Lo stesso – si legge sempre nel decreto – era entrato poi nel pub John Cabot con (…) e aveva sentito subito dopo urla di una donna ed un colpo. Il (…) indicava in Pirino Paolo la persona che si accompagnava a Valerio Del Grosso per come ha appreso successivamente soggetto che aveva visto girare nel loro quartiere con una Smart bianca 4 posti».
La droga
Ed erano presenti anche altri pusher nella zona del pub la notte dell’omicidio di Luca Sacchi, forse ‘mediatori’ di Del Grosso: emerge anche questo nel decreto di fermo disposto dalla Procura, in cui si rende conto della testimonianza di un uomo in merito alle fasi precedenti il delitto. L’uomo ha raccontato ai pm di essere stato «incaricato da Del Grosso di verificare se persone in zona Tuscolana avessero il denaro per acquistare come convenuto “merce”».
Il teste afferma di essersi recato con altre due persone «in via Latina intorno alle 21:30 del 23 ottobre incontrandone una terza, già a lui nota, al quale si presentava come inviato di Valerio». Sempre secondo il giovane «una donna in quel contesto aveva lasciato uno zaino che lui stesso aveva constatato contenere soldi divisi in due mazzetti da 20 e da 50 euro. Accertata la presenza del danaro la ragazza aveva ripreso lo zaino mentre arrivava subito dopo il Del Grosso». Il testimone ha poi detto di essere «entrato poi nel pub e di aver sentito subito dopo urla di una donna ed un colpo».
«Noi con la droga non c’entriamo niente, Luca mi ha difeso perché quei due mi avevano picchiata e lui era un ragazzo forte», nega fin dal primo momento la fidanzata di Luca Sacchi, Anastasya. «Luca era amore, ha dato tanto amore e ne ha ricevuto tanto, altro che droga. Noi eravamo lì per guardare il fratello di Luca che era nel pub, solo questo».
Il fermo
La ‘caccia’ ai due era finita nel cuore della notte alla periferia di Roma. La svolta alle indagini, che ha portato al fermo di Del Grosso e Pirino, ventenni del quartiere San Basilio, è arrivata nel tardo pomeriggio del 23 ottobre quando la madre di Del Grosso, che sarebbe l’autore materiale dell’omicidio, si è presentata in un commissariato della Capitale. «Mio figlio ha fatto una cazzata», ha detto la donna. In commissariato i genitori e il fratello: le loro dichiarazioni sono state decisive.
L’interrogatorio di convalida del fermo è stato fissato per domani. Nei confronti dei due la Procura di Roma contesta i reati di concorso in omicidio, rapina aggravata e detenzione e porto abusivo di arma comune da sparo. Secondo quanto ricostruito dalle indagini nel decreto di fermo, Del Grosso, dopo essere stato rintracciato, avrebbe portato i poliziotti nei luoghi dove aveva nascosto la borsa, il portafogli, l’ogiva, il tamburo dell’arma e la mazza con cui Anastasia è stata colpita. In sede di interrogatorio, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
E il pericolo di fuga, secondo gli inquirenti, è reso concreto in un contesto di gravità e allarme destato dai reati rubricati dalle emergenze investigative. I due giovani avevano infatti già abbandonato le loro case e si stavano rendendo irreperibili: Del Grosso rifugiandosi nell’hotel di via Tor Cervara e Pirino sul terrazzo del palazzo dove abita sua nonna.
In copertina ANSA/Massimo Percossi
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