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Martina, Erika e le loro “perle degli omofobi”: «L’ironia è il nostro antidoto all’odio sui social» – L’intervista

29 Ottobre 2019 - 06:20 Olga Bibus
La foto di un bacio e una valanga d'insulti. Erika e Martina hanno aperto la pagina Instagram "Le perle degli omofobi" «per far capire da un lato che l'omofobia esiste, dall'altro che spesso dietro alle discriminazioni c'è molta ignoranza»

«Pattumiere umane», «vergognatevi», «voi “diversi” dovete smetterla di postare foto del genere», «fate venire il vomito». Sono alcuni dei commenti che Erika Mattina e Martina Tammaro si sono viste pubblicare sotto le loro foto. Le due ragazze di 22 e 24 anni ne hanno ricevuto centinaia di messaggi del genere. Per loro all’inizio è stata dura accettare l’odio in rete, il primo istinto è stato cancellarsi dai social network.

Poi ci hanno pensato bene e hanno inventato un antidoto. Chi di social ferisce di social perisce: nasce così Le perle degli omofobi, una pagina Instagram in cui le due studentesse universitarie pubblicano gli insulti che ricevono. «La pagina nasce per far capire da un lato che l’omofobia esiste, dall’altro che spesso dietro alle discriminazioni c’è molta ignoranza», spiega Martina a Open.

Com’è nata l’idea di aprire la pagina?

«Ad agosto abbiamo pubblicato sui nostri social una foto in cui ci scambiamo un bacio e una nostra amica con molti follower ci ha chiesto se poteva condividerla. Da lì è scoppiato un putiferio: siamo state inondate di insulti di ogni tipo mentre io reagivo rispondendo ai messaggi, Erika ci stava molto male. Abbiamo deciso allora di aprire la pagina: l’ironia è il nostro antidoto all’omofobia».

Com’è stata accolta la pagina?

«Direi bene, in meno di un mese abbiamo raggiunto 4mila follower. Ma quello che ci ha fatto piacere è ricevere molti messaggi di solidarietà e anche diventare pian piano un punto di riferimento per ragazze e ragazzi che si trovano a dover affrontare situazioni simili».

Ci sono stati dei commenti che hanno fato più male di altri?

«Sicuramente leggere che il nostro non è amore, ma una perversione o una malattia. Oppure che non abbiamo dignità. Ci ha fatto sentire persone di serie B».

Come vi siete sentite la prima volta che li avete letti?

«La prima volta non ce lo aspettavamo: è stato uno shock passare dall’anonimato a questa malaugurata notorietà. Mi ricordo che mentre rispondevo mi tremavano le mani, avevo la tachicardia. Erika ci è stata proprio male, per giorni, e a me faceva male vederla così triste, così nervosa. Ero arrabbiata. È stato un periodo molto brutto».

Dagli attacchi a Liliana Segre a quelli a Emma Marrone, perché le persone sui social a volte sono così cattive?

«Sicuramente perché sui social c’è questo senso di impunità, ci si può nascondere dietro alla tastiera. In rete le persone si sentono più libere, più legittimate di dire la loro persino quando equivale ad augurare la morte. Ma sono certa che dietro a chi commenta ci sia un generale senso di disagio e di frustrazione perché altrimenti non si spiega perché accanirsi contro due ragazze di 20 anni. E negli ultimi tempi la situazione è peggiorata».

In che senso?

«Percepisco più odio, più razzismo, più omofobia, più discriminazione in generale. È come se le persone si fossero incattivite. Forse perché vedono alcuni esponenti politici adottare un comportamento simile, legittimare l’odio e di conseguenza si sentono legittimate».

Che ne pensi della proposta di Emma Marrone di “bollizzare” come risposta all’odio in rete, cioè “certificare gli utenti”?

«Penso sia una proposta più che giusta. Sono d’accordo. Sicuramente servirebbe a rendere le persone più responsabili di quello che scrivono: ci penserebbero due volte».

Invece avete mai ricevuto commenti offensivi dal vivo?

«Così violenti mai, anzi ci siamo sentite sempre molto libere pur venendo da realtà non molto grandi. Al massimo qualche battuta. Una volta mi ricordo ci siamo date un bacio a stampo e il papà di una bambina le ha coperto gli occhi. Ma nessun commento così violento come quello che abbiamo ricevuto in rete».

Quando avete fatto coming out?

«Due anni fa, stavamo insieme da sei mesi».

Parlando del coming out di Elena Linari, la calciatrice della nazionale italiana ha detto che è un atto di coraggio che può avere sugli altri un impatto fondamentale. Cosa ne pensi?

«Sono d’accordo, credo sia importante farlo nel privato, ma anche sulla piazza pubblica come lo sono i social. È per questo che io e Erika pubblichiamo foto in cui magari ci baciamo o ci abbracciamo. Non è esibizionismo, ma un modo per far passare un messaggio di normalità. Io mi comporto sui social allo stesso modo in cui una ragazza farebbe con il proprio ragazzo: pubblico foto di noi due in vacanza, mentre ci baciamo come le mie coetanee fanno i con i loro fidanzati. Non faccio nulla di strano».

Che consiglio daresti a una ragazza o un ragazzo che vorrebbero fare coming out, ma magari hanno paura del giudizio degli altri?

«Sulla nostra pagina ultimamente ci scrivono in tanti per chiedere consigli. Noi consigliamo di non avere fretta, da farlo quando si è pronti davvero, di cominciare dalla sfera privata per poi passare a quella pubblica e infine di fregarsene del giudizio degli altri e non avere paura».

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