Su Tiktok sbarca la disinformazione, ma non i debunker

La piattaforma creata per contenuti leggeri ospita sempre più video legati alla politica. Con loro, anche le bufale

TikTok è diventata nel giro di un anno l’app più scaricata al mondo: più di Facebook, Twitter, Instagram e Whatsapp. Il social media, basato sulla condivisione di brevi video, è usato in gran parte da giovani (soprattutto da ragazze under 24).


Lo Stato Islamico ha già iniziato a sfruttarlo ed era solo questione di tempo prima che il dibattito politico e le bufale planassero in questo universo creato dalla compagnia cinese ByteDance per condividere brevi clip in musica.


Ne parla Poynter, usando come esempio una bufala diffusa dal presidente Usa Donald Trump. Il primo ottobre il capo della Casa Bianca aveva twittato una mappa degli Stati Uniti che mostrava in modo inaccurato i risultati delle elezioni del 2016.

Sul grafico, in cui gli stati «blu» (democratici) sparivano nella distesa di quelli «rossi» (repubblicani), la scritta «Try to impeach this», «provate a fare l’impeachment a questo».

Molti quotidiani e factchecker si sono dati al debunking della mappa di Trump. Smentite sono apparse su Twitter, Facebook e sui principali quotidiani statunitensi.

Una versione di questa mappa è apparsa però anche su Tiktok. Una ragazza di Jacksonville, in Florida, che ha circa 5.000 follower sulla piattaforma, ha infatti condiviso la mappa accompagnata da un balletto e una canzone di Niki Watkins: «Se pensi che sia tutto finito allora sarai tu a finire male».

Il contenuto non è diventato virale, nonostante abbia accumulato 442 «mi piace» e 56 commenti. Quello che è significativo è che nessun fact checking abbia raggiunto la piattaforma, forse ancora considerata un territorio «ludico» dagli addetti ai lavori.

Alexa Volland, coordinatrice del Teen Fact-Checking Network (team di studenti americani che si occupa di debunkare la disinformazione sui social), ha affermato che con l’avvicinarsi delle elezioni del 2020 vede su TikTok sempre più contenuti che riguardano il cambiamento climatico, l’immigrazione, i diritti LGBTQ+.

«TikTok non è più soltanto un posto per balletti virali e labbra che cantano in playback. Il contenuto leggero rimane preponderante, ma le questioni politiche stanno apparendo in modo sempre più frequente sull’app», ha affermato Volland.

Un’utente ha condiviso per esempio un contenuto no-vax. Tra i commenti c’è chi scrive: «Io sono vaccinata e mia sorella no, io mi ammalo e mia sorella no», ma nessuna forma di fact-checking.

Drew Hernandez (@livesmatter) condivide spesso con i suoi 18.000 follower contenuti in supporto a Donald Trump. In un video, quando la scritta «non ci dovrebbe essere politica su TikTok» appare sopra la sua testa, Hernandez simula una pistola e spara alla scritta, che scompare.

A rendere difficili le smentite anche la breve durata dei video e l’impossibilità di condividere link sulla piattaforma. «Da quello che ho visto, non viene effettuato nessun tipo di fact-checking», ha affermato Volland.

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