Shoah, la Polonia contro Netflix: il documentario sui campi di concentramento «falsifica la storia»

La piattaforma di streaming ha mostrato una mappa in cui si vedono dei campi di concentramento in Polonia. Ma all’epoca lo Stato moderno polacco non esisteva ancora

In una mossa senza precedenti, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha scritto all’amministratore delegato di Netflix per lamentarsi di un «errore storico» nel documentario Solo il diavolo lo sa che mette in cattiva luce il suo Paese, attribuendo indirettamente allo stato polacco crimini commessi dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.


«Siccome il mio Paese non esisteva a quel tempo come Stato indipendente, e milioni di polacchi furono assassinati in quei luoghi, questo elemento di The devil next door non fa altro che riscrivere la storia», ha scritto il premier nella lettera pubblicata su Facebook in cui rimprovera a Netflix l’utilizzo di una mappa in cui i campi di concentramento nazisti sono presenti all’interno dei confini moderni dello Stato polacco.


La cartina “incriminata”

L’errore della serie documentaristica sarebbe doppio. Innanzitutto la cartina geografica utilizza i confini territoriali moderni dei Paesi dell’Europa dell’Est – tra cui la Polonia – e non quelli allora contemporanei del Terzo reich tedesco.

La Polonia infatti fu invasa dalla Germania il primo settembre 1939, una settimana dopo l’accordo di non-aggressione firmato con i sovietici che approvava tacitamente la sua partizione tra i due Paesi.

La Polonia rimase sotto l’occupazione nazista fino al gennaio 1945, periodo durante il quale i nazisti costruirono diversi campi di concentramento e di sterminio, tra cui Auschwitz.

Nelle cartine usate nel documentario sarebbe inoltre sbagliata la posizione di alcuni campi di concentramento, come Chelmo e Majdanek. Ma, come rimprovera il premier Morawiecki, ci sarebbe anche un grave errore di omissione.

«Non c’è nessuna spiegazione o commento che spiega che questi siti erano gestiti dai tedeschi», scrive il premier, ricordando che circa 6 milioni di polacchi furono uccisi dai nazisti (ci furono poi anche atrocità commesse, su minor scala, dai polacchi nei confronti di ebrei e altri civili durante la guerra).

«Questo inganna gli spettatori, facendo pensare che la Polonia fosse responsabile per la loro costruzione e il loro mantenimento», conclude il premier. Un fatto considerato grave nel suo Paese dove nel 2018 è stata introdotta una discussa legge sull’Olocausto che punisce chiunque faccia un collegamento tra i campi di sterminio nazisti e la popolazione o le istituzione polacche dell’epoca.

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