Ocean Viking, assegnato Messina come porto di sbarco. Richiesta formale all’Ue per ricollocare i migranti

A bordo ci sono 213 naufraghi. Italia, Germania, Francia e Malta hanno chiesto alla Commissione europea l’attivazione della procedura di ricollocamento

Ocean Viking, ha ricevuto l’email ufficiale con l’assegnazione del porto di sbarco a Messina. La nave Ong di Medici Senza Frontiere e e Sos Méditerranée aveva rifiutato l’iniziale assegnazione di Tripoli come porto di di sbarco perché ritenuto poco sicuro.


Nel frattempo si tratta sulla destinazione dei 213 naufraghi a bordo. La Germania, la Francia e Malta si sono unite all’Italia nel chiedere alla Commissione europea l’attivazione della procedura di ricollocamento dei migranti, così come previsto dal “pre-accordo” di Malta.


I salvataggi

Il primo salvataggio è avvenuto il 19 novembre, nella zona SAR libica a 42 miglia da Zawija, località in cui la controversa guardia costiera libica è gestita dal trafficante libico Abd al-Rahman Milad, detto “Bija”.

A largo della Libia la nave ha scorso un gommone in difficoltà con 94 persone a bordo tra cui 11 donne (4 in gravidanza) e 38 minori. Successivamente, sono state soccorse altre 30 persone a bordo di un barchino in vetroresina, trovato in difficoltà in mezzo al Mediterraneo.

Un passo in avanti dopo il pre-accordo di Valletta

La decisione di assegnare il porto di Messina alla nave Ong è stato accompagnato da un appello condiviso da parte di Germania, Francia, Italia e Malta alla Commissione europea affinché attivi la procedura di ricollocamento dei migranti, così come previsto dal pre-accordo di Malta sui migranti. Secondo l’Ansa, si tratterebbe della prima volta che l’intervento europeo viene sollecitato contemporaneamente da tutti i Paesi firmatari.

L’accordo, firmato a fine settembre da Italia, Germania, Francia e Malta, prevede un meccanismo di ricollocamento automatico per le persone soccorse in mare. Si applicherebbe a tutti coloro che faranno richiesta di protezione – e non solo per chi ha maggiori possibilità di ottenerla, come previsto dal meccanismo di ricollocamento volontario proposto dalla Commissione europea nel 2015 – ma soltanto alle persone che arriveranno sulle coste europee a bordo di navi militari o di navi Ong.

Dopo la firma, l’accordo non è riuscito a ottenere il sostegno di un numero sufficiente di Paesi Ue. Nella discussione avvenuta al Consiglio dell’Ue sugli Affari interni l’8 ottobre, solo Irlanda, Lussemburgo e Portogallo hanno accettato di sottoscriverlo. Rimane dunque per il momento lettera morta anche se, come ha sottolineato Angela Merkel in visita in Italia il 12 novembre, si tratta di un primo importante passo.

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