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Migranti, il sindaco Orlando chiede a Conte di far sbarcare la Alan Kurdi a Palermo. Orfini (Pd): «Basta sequestrare persone in mare» – Il video

03 Dicembre 2019 - 15:46 Angela Gennaro
La nave «è da giorni in mezzo al mare in attesa di un porto», dice il dem. «Ed è proprio su questi temi che si misura la discontinuità con Salvini»

La Alan Kurdi, la nave della ong tedesca Sea Eye con ancora a bordo 61 persone salvate nel Mediterraneo centrale cinque giorni fa, si sta dirigendo verso Palermo, dopo aver denunciato l’assenza di risposte da parte dell’Europa per l’assegnazione di un porto sicuro.

«Cinque giorni fa abbiamo soccorso, in due diversi salvataggi, 84 persone in tutto. Abbiamo avuto tre evacuazioni mediche, due a Lampedusa e una a Pozzallo», spiega da bordo il capo missione Juan Matias. Restano sulla nave 61 persone, «tra cui 17 donne e 21 minori, tre bimbi molto piccoli di 11, 17 mesi e di tre anni», dice Matias. «Per tutte queste persone, specialmente per le famiglie con i bambini piccoli, abbiamo chiesto un porto di sbarco che ci stato rifiutato diverse volte. Il tempo nei prossimi giorni peggiorerà, ci saranno onde alte».

L’appello dalla nave è stato diretto su Twitter a Leoluca Orlando, sindaco di Palermo. Che lo ha – per quanto di sua competenza – accolto, chiedendo al primo ministro Giuseppe Conte di assegnare la sua città come porto di sbarco per la nave ong.

In giornata si era fatto sentire anche il parlamentare (critico) del Pd Matteo Orfini – già presidente dem. «Gentile Conte, è rassicurante vederla ribattere a Salvini con durezza sul Mes. Ma la Alan Kurdi è da giorni in mezzo al mare in attesa di un porto», chiosa Orfini su Twitter. «Ed è proprio su questi temi che si misura la discontinuità con Salvini. La smettiamo di tenere in ostaggio i naufraghi?».

Le evacuazioni mediche

Le emergenze mediche sulla nave di soccorso Alan Kurdi «sono aumentate negli ultimi giorni», spiegano da bordo. Muovendo un’accusa pesante nei confronti del Centro di coordinamento di soccorso maltese, «non raggiungibile telefonicamente».

La situazione «è peggiorata nel fine settimana». Sabato, otto persone sono state evacuate dalla nave a Lampedusa, a causa delle loro condizioni mediche critiche. Tra loro due bambini, di quattro e otto settimane e un neonato, «che si rifiutavano di bere e soffrivano di disidratazione e malnutrizione».

Fino ad ora le evacuazioni mediche sono salite a tre. Ma nel frattempo «con nostra profonda preoccupazione, le evacuazioni urgentemente necessarie e richieste sono state ripetutamente respinte dal Centro di coordinamento di salvataggio maltese. Il centro di coordinamento italiano non ha nemmeno risposto a una richiesta».

Le accuse a Malta

Le autorità maltesi, spiega una nota della ong tedesca, «hanno anche informato via mail la nave che le persone a bordo dell’Alan Kurdi non sono considerate sotto la responsabilità maltese e non sono state considerate un’emergenza». I centri di coordinamento di Roma, Malta e Brema «si sono rifiutati di assumersi la responsabilità fin da sabato a mezzogiorno e hanno fatto riferimento agli altri centri di coordinamento».

L’MRCC tedesco di Brema «ha persino raccomandato di contattare la cosiddetta Guardia costiera libica, quando la nave si trovava nella zona di coordinamento maltese». La Guardia costiera libica – che comunque non avrebbe giurisdizione nella zona Sar di un altro paese – «considera poi la Libia come un porto sicuro e assegna Tripoli come destinazione di sbarco. Ordini contrari al diritto internazionale, ai diritti umani e al diritto del mare».

«Siamo sconvolti dall’irresponsabilità dei centri europei di controllo marittimo. I centri di coordinamento rifiutano formalmente e minano il loro dovere di coordinare il salvataggio e assegnarci un porto sicuro. Stiamo esaurendo i superlativi per l’ignoranza dell’Europa», afferma Julian Pahlke, portavoce di Sea-Eye.

«Temiamo il peggio a bordo. Abbiamo chiesto al ministero degli Esteri tedesco di attirare l’attenzione sull’emergenza umanitaria dei partner italiani e maltesi. I centri di coordinamento europei non sono disponibili per telefono e semplicemente rifiutano la loro responsabilità. La Germania deve insistere sul rispetto del diritto internazionale e sul rispetto degli obblighi legali piuttosto che sulla celebrazione dei cosiddetti accordi sui media», aggiunge Gorden Isler, presidente di Sea-Eye.

«Ovviamente, non solo il governo di Malta è in crisi, ma la catena di salvataggio di questi due paesi del Mediterraneo è completamente svanita. È anche interessante notare che i componenti del Partito democratico italiano erano ancora interessati al salvataggio in mare e ai diritti umani quando erano all’opposizione. Ora il loro interesse è notevolmente diminuito», afferma Isler.

In copertina Alan Kurdi. Johannes Gaevert/sea-eye.org

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