Elezioni nel Regno Unito, Johnson parte favorito su Corbyn, ma la partita è aperta. Si decide il futuro della Brexit

I conservatori sono avanti di circa 10 punti percentuali sui laburisti. Se dovessero vincere, il Regno Unito probabilmente uscirebbe dall’Ue entro gennaio. Ma il voto dei giovani potrebbe essere decisivo

Oggi, 12 dicembre, si torna a votare nel Regno Unito. È la seconda volta in poco più di due anni da quando, nel giugno del 2017, Theresa May, al potere da circa un anno, scelse la via delle elezioni anticipate per tentare di aumentare la maggioranza in parlamento, svincolandosi così dal sostegno del partito Unionista irlandese (DUP). Oggi come allora, lo scopo è quello di ottenere un mandato più ampio per la Brexit e i numeri sufficienti in parlamento per far approvare l’accordo per l’uscita dall’Unione europea, attualmente prevista per il 31 gennaio 2020. Oggi come allora, inoltre, i conservatori scommettono sulle presunte debolezze del partito laburista e, in particolare, sull’antipatia di una parte del Paese nei confronti del “radicale” Jeremy Corbyn, considerato troppo socialista per poter piacere. Per la prima volta in quasi un secolo (l’ultima volta risale al 1923), si voterà d’inverno. E sarebbe proprio il freddo invernale – con il consueto aumento dei malati e di file fuori dall’NHS (gli uffici del servizio sanitario nazionale) – che dovrebbe, così ragionano ottimisticamente i laburisti, mettere l’accento sul costo sociale delle politiche tory che negli ultimi anni hanno visto tagliare la spesa pubblica nel nome del rigorismo fiscale.


Il campo dello scontro è stato questo, finora: da una parte i conservatori che rivendicano non soltanto di essere l’unico partito a voler portare a casa la Brexit – i liberal-democratici sono pro-Remain e a favore di un secondo referendum, mentre i laburisti hanno dichiarato di essere imparziali ma aperti all’ipotesi di un secondo referendum – ma anche di avere una visione positiva e ambiziosa per il Regno Unito, come da tempo va ripetendo il premier Boris Johnson. Dall’altra invece il partito laburista che – nonostante le promesse tory di aumentare il numero di infermieri e poliziotti ed investire nell’assistenza all’infanzia, senza però aumentare le tasse – insiste sul fatto di dover porre fine all’austerità, investendo massicciamente nell’NHS e nell’edilizia pubblica e introducendo un salario minimo di dieci sterline all’ora per tutti i lavoratori.


Sondaggi e previsioni: perché i giovani potrebbero essere decisivi

Ma il partito laburista fa affidamento su un’altra cosa oltre all’inverno: il voto dei giovani. Se i sondaggi danno avanti i conservatori con quasi dieci punti percentuali di scarto – 42,8% contro il 33,1% dei laburisti e il 12,5% dei liberaldemocratici – in realtà i sondaggi nascondono una storia più complessa. Nelle ultime settimane infatti i conservatori hanno visto ridursi lo stacco nei confronti dei laburisti: il loro consenso è diminuito di qualche punto percentuale rispetto a ottobre, mentre quello dei laburisti è cresciuto drasticamente, dal 23% circa di fine ottobre al 33% di oggi.

Questo perché è aumentato il consenso del partito di Corbyn tra i “remainer” favorevoli alla permanenza del Regno Unito nell’Ue, ma anche e soprattutto tra i giovani dai 18-24 anni di età: dal 39% di ottobre si è arrivati al 55% ad inizio dicembre. Un aumento che è avvenuto proporzionalmente al numero di giovani che intendono votare (aumentato di circa 20 punti percentuali rispetto a ottobre). Si profila sempre di più uno scenario simile al 2017 quando l’aumento dell’affluenza giovanile nei mesi (e settimane) prima del voto contribuì a portare il partito Corbyn a soli 2 punti percentuali dai conservatori, negando la maggioranza parlamentare ai conservatori di Theresa May e complicando notevolmente la vita dell’esecutivo e, in particolare, la corsa verso la Brexit.

E la Brexit?

Se i conservatori dovessero vincere, Boris Johnson ha già dichiarato di voler ripresentare il Withdrawal Bill – ovvero l’accordo da lui negoziato per uscire dall’Unione europea (già approvato una volta dalla Camera dei comuni a ottobre, ma soltanto in via provvisoria) – in parlamento prima del 25 dicembre. Mentre i liberal-democratici hanno promesso di cancellare la Brexit e il Brexit party di Nigel Farage propone invece l’uscita immediata senza neanche un accordo (il famigerato “no deal Brexit”). Se otterranno la maggioranza, i laburisti promettono di rinegoziare una nuova intesa entro tre mesi e di sottoporla nuovamente ai sudditi di sua Maestà. Come vorrebbe la maggioranza dei giovani elettori britannici.

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