Olocausto: 6500 resti umani trovati vicino al lager di Gusen. Sono dei deportati

Si credeva che le ceneri e le ossa trovate in un seminterrato fossero medievali, invece erano delle vittime della Shoah

I 6.500 resti umani trovati a Gusen appartengono ai deportati dell’Olocausto. I resti erano stati trovati in un seminterrato vicino alla cittadine nell’alta Austria, a circa 25 chilometri da Linz, nel 2018. Ma è solo ora che gli esperti hanno determinato la provenienza di ossa, capelli, denti, ceneri.


Gusen era il sotto-campo di Mauthausen, un «campo di punizione e di annientamento attraverso il lavoro». Lì morirono migliaia di persone, principalmente per gli stenti e il lavoro nella vicina cava di granito. Secondo i dati ufficiali sono stati sessantatremila i morti, tra cui moltissimi italiani, ma si pensa che in realtà a perdere la vita a Gusen siano stati molti di più.


Mauthausen Foto: Epa

«Riteniamo che si tratti proprio di resti di deportati del campo di Gusen», ha affermato Stephan Matyus, che lavora nella sezione «Commemorazione» del Memoriale di Mauthausen, rivelando i primi risultati delle analisi.

Inizialmente il ritrovamento era avvenuto durante i lavori di ristrutturazione della Ferrovia di Lungitz, vicino a Sankt Georgen an der Gusen, dove si trovava il campo di lavoro. I primi ritrovamenti risalivano all’epoca medievale, ma allargando la ricerca è emerso che la maggior parte appartenesse alle vittime della Shoah. Secondo Claudia Theune, accademica dell’Università di Vienna, la struttura dei binari della stazione potrebbe essere stata costruita utilizzando anche alcuni di questi resti. Ipotesi che fa rabbrividire il sindaco Ernst Lehner, che ha richiesto ulteriori accertamenti.

Non è ancora stata fatta completa chiarezza sulla totalità delle barbarie svolte a Gusen in epoca nazista. Si sa però che qui morirono moltissimi polacchi, pare circa ventottomila. Per questo il premier polacco Mateusz Morawiecki ha annunciato recentemente che la Polonia intende acquistare parti dell’ex campo per renderlo un «luogo degno della memoria».

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