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C’era una volta Mafia capitale: concessi i domiciliari a Buzzi, effetto della Cassazione

19 Dicembre 2019 - 19:23 Sara Menafra
«Ha ammesso i reati di corruzione, segno della cesura con il passato deviante foriero di pericolosità sociale», si legge nella motivazione. Le cooperative sociali, da tempo sotto sequestro e a lui una volta riconducibili, «sono state sottratte a qualunque sua disponibilità»

Salvatore Buzzi esce dal carcere e va ai domiciliari. A dare la notizia il suo avvocato, Alessandro Diddi: «Dopo cinque anni di custodia cautelare si è restituita la giusta dimensione a un trattamento che mai ha riguardato un imputato di corruzione. Adesso possiamo guardare con serenità all’ultimo tratto di questa vicenda».

Buzzi era considerato il leader, insieme a Massimo Carminati, dell’organizzazione denominata – secondo l’impianto accusatorio – Mafia capitale. Ex detenuto e leader delle cooperative sociali, secondo le sentenze ha certamente organizzato un sistema corruttivo che ha inquinato la pubblica amministrazione capitolina almeno dall’epoca di Gianni Alemanno sindaco.

Secondo la procura di Roma, la sua organizzazione era anche una vera e propria associazione mafiosa che intimoriva i politici romani e le aziende che provavano a fare concorrenza. Questa lettura, però, è stata definitivamente smentita dalla sentenza della corte di Cassazione che ha dato ragione ai giudici di primo grado, pure convinti di essere di fronte ad un grosso caso di corruzione ma non di mafia.

Dopo la decisione dei giudici supremi, una nuova sentenza di appello dovrà rideterminare la pena. Nel frattempo, però, i termini per la custodia cautelare nei confronti di Buzzi sono stati considerati ampiamente scaduti.

Salvatore Buzzi ha ammesso i reati di corruzione, e «questa sua condotta costituisce segno della cesura con il passato deviante foriero di pericolosità sociale». Lo scrive nella motivazione di cinque pagine la terza corte d’appello di Roma. Inoltre, anche le cooperative sociali, da tempo sotto sequestro e a lui una volta riconducibili, «sono state sottratte a qualunque sua disponibilità».

«L’associazione per delinquere di cui avrebbe fatto parte assieme all’ex esponente dei Nar Massimo Carminati è cessata il 2 dicembre 2014, quando furono eseguiti gli arresti, e quindi sono trascorsi ben cinque ani dalla data in cui è cessato il vincolo associativo. Tutto ciò, per la terza corte d’appello di Roma che ha concesso oggi gli arresti domiciliari al ‘ras’ delle cooperative, non può non comportare un giudizio di attenuazione delle esigenze cautelari nei confronti di Buzzi i cui termini di custodia massimi scadranno il prossimo 16 gennaio 2020, scadenza che induce logicamente a ritenere che la misura restrittiva abbia già concretamente garantito tutte le esigenze cautelari ravvisate in questi anni. Il suo protrarsi finirebbe per integrare una punizione ulteriore».

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