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Ndrangheta in Piemonte, spunta un contatto tra il boss e deputati di Forza Italia – Esclusiva

20 Dicembre 2019 - 15:10 Sara Menafra
Un emissario di Garcea avrebbe incontrato "Napoli e Bertoncino"

Non solo l’assessore regionale (per la verità ormai ex) ed ex parlamentare Roberto Rosso. Ad avere a che fare con la “locale” della ndrina Bonavota piazzata a Carmagnola – dunque non distante da Torino – potrebbero essere stati anche altri esponenti politici e di peso nazionale che ancora siedono in parlamento.

Nelle carte dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi dalla Guardia di finanza su richiesta della procura di Torino, emerge un passaggio che rischia di terremotare ulteriormente il centrodestra dopo l’arresto di Roberto Rosso (assessore della giunta Cirio che, però, già oggi ha rassegnato le dimissioni).

Ad avere un contatto con Onofrio Garcea, rappresentante locale della ndrangheta e più volte condannato sebbene mai con sentenza definitiva, sarebbero anche “quattro o cinque parlamentari di Forza Italia” che nelle carte vengono identificati come “Napoli e Bertoncino” (la procura dovrà accertare se si parli di Osvaldo Napoli di Forza Italia e Maurizia Bertoncino candidata alle europee con Più Europa).

Il passaggio è particolarmente interessante e vale la pena di leggerlo per intero: Onofrio Garcea, più volte condannato, vuole sostenere il fratello della compagna, Chiara Garcea, il giovane Domenico, che si candida alle elezioni regionali.

E’ necessaria una premessa: sebbene le sentenze non siano definitive, gip e procura concordano sul fatto che Garcea appaia come un noto esponente di spicco della ndrangheta nel basso Piemonte, a causa di sentenze che hanno avuto una certa pubblicità  e che, quindi, i politici locali non possono non conoscere.

Garcea infatti

viene indicato dalla sentenza della Corte, che si riferisce a fatti del 2010/2011 quale esponente della locale di Genova. braccio destro di Gangemi Domenico, condannato nell’ambito della operazione reggina CRIMINE

Nonostante quello che il gip considera un fatto notorio per la politica locale, il 24 febbraio scorso, Viterbo (esponente del clan imparentato con Garcea ma fino ad oggi mai condannato) incontra per conto proprio di Garcea, quattro o cinque onorevoli di Forza Italia (anche se il secondo nome potrebbe essere di Più Europa). Parla con loro sia delle elezioni locali, anche delle cittadine della zona, sia della necessità di far ripartire i cantieri della Tav.

Il punto, per il boss, è sostenere la candidatura di Domenico Garcea, consigliere municipale a Torino che si è effettivamente candidato alle scorse regionali con Forza Italia, pur non risultando eletto.

Subito dopo aver ricevuto il “rapporto” del fidato Viterbo, Onofrio Garcea commenta con Chiara e ammette che il fratello, Domenico, non sapeva nulla dell’incontro. E’ lei però ad aggiungere che lo stesso Onofrio avrebbe dovuto parlare coi politici presenti, per dire che Domenico era un suo parente e far capire che lo sosteneva.

Secondo il gip queste frasi lasciano presupporre che i politici in questione sappiano benissimo chi sia Garcea, oltre a conoscerlo direttamente:

Le parole di Chiara, inoltre, lasciano presupporre una conoscenza tra i citati esponenti politici e Onofrio GARCEA ma anche la loro consapevolezza della sua caratura criminale

Molto difficile trarsi di impaccio sarà per l’assessore Rosso, finito agli arresti. Il gip ha buon gioco a sostenere che non possa non sapere chi è Garcea perché nel 2012 fu proprio lui a presentare una interpellanza urgente alla Camera che lo riguardava.

Ora, invece, alle scorse Regionali, avrebbe accettato di pagare due uomini della cosca perché gli facessero campagna elettorale. L’operazione, c’è da dire, non è neppure andata a buon fine e i voti raccolti sono stati pochissimi. Nonostante questo, però, Rosso avrebbe pagato ben 15mila euro.

Pubblichiamo integralmente la replica di Maurizia Bertoncino:

Alla luce di alcuni articoli apparsi sulle testate giornalistiche nella recenti giornate del 20 e 21 dicembre scorsi, nei quali compare il mio nome e cognome, desidero comunicare il mio più profondo sdegno.
Non ho partecipato a riunioni a Nichelino organizzate da esponenti politici di centro-destra nel mese di febbraio 2019 di cui si parla, tanto più che sono sempre stata impegnata in politica nello schieramento di centro-sinistra.
Non conosco le persone citate negli articoli, né mi sono mai occupata delle elezioni comunali di San Gillio.
Ho accettato di candidarmi alle elezioni europee nella lista Più Europa a seguito dell’accordo che in data 11 aprile scorso il mio partito, che è il Partito Socialista Italiano, ha siglato con Più Europa, e lo ho fatto per spirito di servizio e nella più assoluta trasparenza.
Ho condotto una campagna elettorale in modo corretto, cercando i voti sul territorio, parlando con la gente, ho stretto tante mani ma non mi è mai passato per l’anticamera del cervello di comprare dei voti, né mai qualcuno si è offerto di vendermeli, ed una proposta del genere mi avrebbe disgustata e inorridita.
Durante la campagna elettorale ho parlato con tantissime persone, come credo logico, davanti a diverse platee e mi sono recata a Nichelino una sola volta, il 19 maggio, ad un incontro organizzato dai compagni del mio partito ove erano presenti anche due candidati regionali dello schieramento del centro-sinistra. Ci saranno state una trentina di persone.
Dichiararsi favorevole alla TAV non mi risulta essere un reato, ma non ho mai parlato del cantiere TAV di Chiomonte, e se qualcuno durante la campagna elettorale me lo avesse citato, cosa che non ricordo affatto, non avrei proseguito la conversazione in merito, poiché di questo cantiere non conosco nulla più di quanto possano aver pubblicato i media.
Non tollero né consentirò che venga messa in discussione la mia onorabilità, la mia onestà e la mia integrità morale.
Se si renderà necessario, pertanto, adirò le vie legali per tutelare il mio nome e la mia reputazione.

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