‘Ndrangheta in Piemonte, dopo l’arresto Rosso si dimette: «Pagò 15 mila euro per pacchetto di voti»

L’ex esponente di Fratelli d’Italia «è sceso a patti con i mafiosi – dicono gli inquirenti – E l’accordo ha avuto successo»

Avrebbe pagato 15 mila euro a esponenti della ‘Ndrangheta in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti alle ultime regionali in Piemonte del 26 maggio. Con questa accusa è stato arrestato l’assessore regionale Roberto Rosso, eletto con Fratelli d’Italia al consiglio regionale ed espulso direttamente da Giorgia Meloni questa mattina. Dal carcere, Rosso ha firmato la lettera con cui si è dimesso dall’incarico di assessore.


Tra le accuse nei confronti di Rosso c’è quella di voto di scambio politico-mafioso. Secondo il procuratore generale del Piemonte, Francesco Saluzzo, l’assessore regionale «è sceso a patti con i mafiosi. E l’accordo ha avuto successo». Diversi gli incontri documentati dagli investigatori tra Rosso e alcuni presunti boss della ‘ndrangheta, tra cui Onofrio Garcea, esponente del clan Bonavota in Liguria e in piazza San Carlo a Torino. Dalle indagini è emersa «la piena consapevolezza del politico e dei suoi intermediari circa la intraneità mafiosa dei loro interlocutori».


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