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Che lavori facevano i ministri del Governo Conte a trent’anni?

27 Dicembre 2019 - 21:43 OPEN
ROBERTO GUALTIERI
ROBERTO GUALTIERI
Si avvicina l'anno nuovo ed è il momento di fare qualche bilancio: piccole pillole biografiche per guardare il Paese, la politica e il mercato del lavoro (e per guardarsi allo specchio)

Correvano gli anni ’90, alla radio c’erano gli 883, la nazionale di calcio perdeva le finali ai mondiali di calcio, il muro di Berlino era caduto da qualche anno, la disoccupazione giovanile oscillava tra il 26 e il 30 percento (numeri simili ad oggi) e la maggior parte dei ministri chiave nel Governo Conte bis si avvicinava alla temibile soglia dei trent’anni.

Non è il caso di Luigi di Maio, la cui ben documentata carriera politica ha origini più recenti: l’attuale ministro degli Esteri ha compiuto trent’anni nel 2016 quando era già deputato e vicepresidente della Camera (il più giovane nella storia).

Ma, a differenza del capo pentastellato, i suoi colleghi di gabinetto, come lo stesso premier Conte, sono figli degli anni ’60. Non tutti erano avviati verso la politica, alcuni studiavano, altri muovevano i primi passi nella loro carriera. Le loro storie possono servire da esempio – o da monito – per i chi ha venti o trent’anni oggi e vuole entrare in politica.

Alfonso Bonafede (Giustizia)

ANSA / Alfonso Bonafede, alla prima riunione di gabinetto, settembre 2019

I trent’anni sono un anno chiave per il giovane Bonafede, classe 1976, arrivato a Firenze da Mazara del Vallo per gli studi universitari. Il 2006 è l’anno in cui, dopo una laurea in giurisprudenza e un dottorato in diritto privato, diventa avvocato dell’Ordine di Firenze.

Scapolo e senza figli, Bonafede era stato prima di quel momento Cultore della materia in Diritto Privato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Firenze. Ma sono ormai lontani gli anni in cui sfoggiava una capigliatura lunga e impiegava il suo tempo libero (anche) ad esibirsi come vocalist nelle discoteche in voga di Mazara, l’Exstasy e lo Shakabrà.

Roberto Gualtieri (Economia)

ANSA Filippo Attili / Roberto Gualtieri all’insediamento del nuovo Governo

Altrettanto studioso Roberto Gualtieri. A trent’anni il ministro, classe 1966, si stava avvicinando alla fine del suo percorso di studi dottorali: nel 1997 conseguirà ufficialmente un dottorato di ricerca in Scienze Storiche con una tesi sul Commercio estero e sviluppo, dopo una laurea in Lettere e Storia Contemporanea all’Università di Roma La Sapienza.

Poca la politica all’attivo: dovevano ancora arrivare le esperienze al Parlamento europeo alla direzione dei Democratici di sinistra prima e del Partito Democratico poi. Ma Gualtieri una tessera la possedeva già: quella della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI), firmata dal segretario di allora Nicola Zingaretti, nel 1985.

Luciana Lamorgese (Interno)

ANSA Filippo Attili / Il ministro Luciana Lamorgese

Più enigmatica il nuovo ministro dell’Interni, sulla cui vita privata si dispongono di meno informazioni. Di tutti i ministri, però, risulta essere – in linea con la sua figura di “tecnica” – quella più avviata nella propria carriera a trent’anni.

Classe 1953, all’epoca Lamorgese lavorava già da da più di tre anni, avendo prestato servizio prima presso la Prefettura di Varese e dal 1980 presso il Ministero degli Interni, dove rimarrà fino al 1990. Seguirà la nomina a Prefetto nel 2003, momento dal quale comincia ad alternarsi tra il ministero e la Prefettura di Venezia, al cui vertice arriverà nel 2010.

Lorenzo Guerini (Difesa)

ANSA/Filippo Attili / Lorenzo Guerini

Dei cinque ministeri chiave – Esteri, Difesa, Giustizia, Economia e Interni – Guerini è stato, insieme a Luigi di Maio, il più precoce dal punto di vista politico. Classe 1966, a trent’anni Guerini era già presidente (da un anno) della Provincia di Lodi, luogo di nascita.

Una nomina che gli era valsa il titolo di più giovane presidente di provincia in Italia. Rimarrà alla guida della provincia fino al 2004, per poi diventare Sindaco della stessa città l’anno successivo. Nel frattempo però, si allontana dalla Democrazia Cristiana, avvicinandosi alla Margherita e al Partito Democratico di cui diventerà, con Matteo Renzi, uno dei nomi più quotati.

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