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Caso Gregoretti: «Tutto il governo era coinvolto, ecco le prove». Matteo Salvini deposita la sua memoria in giunta

03 Gennaio 2020 - 12:24 Angela Gennaro
Per Salvini il punto è il coinvolgimento attivo della presidenza del Consiglio dei ministri, quindi di Giuseppe Conte

Matteo Salvini ha agito «nell’interesse dell’Italia, col pieno coinvolgimento di Palazzo Chigi e dei ministeri competenti, in modo perfettamente sovrapponibile a quanto accaduto per la nave Diciotti». Ad affermarlo è lo stesso ex ministro dell’Interno ed ex vicepremier, nella sua memoria difensiva per la giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari depositata oggi, 3 gennaio, sul caso della nave della guardia costiera Gregoretti, arrivata in acque italiane con 131 migranti a bordo e bloccata nel porto di Augusta per ordine di Matteo Salvini.

Il voto della giunta sul caso Gregoretti – per il quale il leader del Carroccio è indagato per sequestro di persona – era previsto entro il prossimo 20 gennaio. Potrebbe però slittare, per non essere troppo a ridosso dell’appuntamento elettorale del 26 gennaio in Emilia Romagna e in Calabria.

La memoria

La decisione dell’ex titolare del Viminale di non far attraccare per tre giorni la nave con 131 migranti a bordo non fu mai discussa in consiglio dei ministri, sostiene Palazzo Chigi. Tutto il governo era coinvolto, ribadisce Matteo Salvini.

Trenta pagine tra memoria e allegati in cui il leghista ricorda come già la vicenda Diciotti aveva convinto il Senato, il 20 marzo scorso, a negare l’autorizzazione a procedere nei confronti del titolare dell’Interno. E che chiede quindi, anche questa volta, di negare il via libera al tribunale dei ministri di Catania per chiedere il rinvio a giudizio per Matteo Salvini con l’accusa di sequestro di persona.

Per Salvini il punto è il coinvolgimento attivo della presidenza del Consiglio dei ministri, quindi di Giuseppe Conte. Coinvolgimento pur ammesso dal premier nella conferenza stampa di fine anno, ma solo per quanto concerne la ricollocazione dei migranti sbarcati e le negoziazioni con altri paesi dell’Unione europea. Non già per la decisione di trattenere i 131 migranti a bordo della nave della Guardia Costiera per tre giorni non dando il via libera allo sbarco.

Ma per il leader del Carroccio il coinvolgimento di Chigi nelle negoziazioni con i Paesi europei per la redistribuzione delle persone a bordo – raccontato dalle interlocuzioni tra i diversi ministeri competenti – sancirebbe la natura «collegiale» dell’intervento del governo tutto, sull’intero caso e su tutti i suoi passaggi.

Le prove

Sono sette le mail che il segretario della Lega snocciola nella sua memoria per dimostrare la sua tesi. Le comunicazioni, tra il 25 e il 31 luglio 2019, sono intercorse tra gli uffici di gabinetto di palazzo Chigi e della Farnesina. In particolare, insiste Salvini, come documentato da una mail allegata alla memoria, la Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva investito della questione alcuni Stati membri: Germania, Francia, Portogallo, Lussemburgo e Irlanda. Un accordo per l’accoglienza era stato raggiunto anche con la Cei.

Il tutto dopo una riunione di coordinamento del 2 agosto 2019 convocata dalla Commissione Europea. Salvini menziona le comunicazioni tra il Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo di Roma con gli uffici di Gabinetto dei Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti, della Difesa, dell’Interno e degli Affari Esteri.

«È rilevante il ruolo del premier Giuseppe Conte», spiega: il 26 luglio 2019, il giorno prima dell’arrivo della Gregoretti nella rada del porto di Catania, «la Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva inoltrato formale richiesta di redistribuzione degli immigrati ad altri Paesi europei». Dunque, come da prassi, era «il governo, in modo collegiale, a gestire tale attività», dice Salvini.

Rischi per la sicurezza

Salvini non manca di chiamare in causa Alfonso Bonafede, ministro di Giustizia del Conte I e ancora oggi nel Conte II, e una sua famosa intervista a In Onda su La7 in cui, il 30 luglio diceva: «C’è un dialogo tra i ministeri delle Infrastrutture, dell’Interno e della Difesa».

E poi il passaggio su uno dei temi più cari al leghista: quello della sicurezza. «La gestione, il monitoraggio e il controllo dei flussi migratori appaiono strettamente connessi all’interesse nazionale», per «i rischi derivanti dall’arrivo dei migranti».

E Conte?

Pur citando Bonafede e anche l’ex alleato Luigi Di Maio, Conte e il suo coinvolgimento nella vicenda sembrano essere il vero target della memoria salviniana. «Debbo conclusivamente rilevare che l’azione attuativa dell’indirizzo governativo in materia di immigrazione è stata rimarcata anche dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Avv. Giuseppe Conte, nella sua informativa all’Assemblea del Senato del 12 settembre 2018 sull’analogo caso della nave “Diciotti”, nella parte in cui ha rilevato la sussistenza di un preminente interesse pubblico, rappresentato dalla salvaguardia dell’ordine e della sicurezza, che sarebbero messi a repentaglio da un incontrollato accesso di migranti nel territorio dello Stato», scrive Salvini.

«Sto completando le verifiche col massimo scrupolo. Verificheremo il ruolo avuto sulla Gregoretti. Ho fatto una verifica sui miei SMS e WhatsApp e ora la farò sulle mail», aveva detto Conte a fine anno. «C’è stato sicuramente un coinvolgimento della presidenza sulla ricollocazione, come sempre avvenuto. Non ho riscontri sul mio coinvolgimento sullo sbarco, ma non ho sciolto la riserva. Se troverò un frammento di coinvolgimento da parte mia, sarò il primo a dirlo».

Davvero ha bisogno di verificare cosa accaduto su una nave della Guardia Costiera con 131 persone a bordo rimasta in attesa di un porto di sbarco per sei giorni, chiedeva Daniela Preziosi de Il Manifesto. «Il presidente del Consiglio non può parlare a vanvera. Si è parlato di un mio coinvolgimento attivo. Non ho ancora sciolto la riserva», aveva risposto Giuseppe Conte.

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