L’assedio delle forze pro Iran dell’ambasciata americana in Iraq rischia di trasformarsi in una guerra. Un raid notturno degli Stati Uniti a Baghdad, contro due target legati all’Iran in Iraq, è costato la vita ad almeno otto persone. Tra le vittime il generale iraniano Qassem Soleimani, oltre a cinque membri delle forze filo iraniane. «La decisione del presidente Trump ha salvato molte vite umane». Lo ha detto il segretario di Stato americano Mike Pompeo alla Cnn spiegando come con l’uccisione di Qassem Soleimani «è stato sventato un imminente attacco». Mentre su Twitter il presidente americano Donald Trump ha scritto: «L’Iran non ha mai vinto una guerra, ma non ha mai perso un negoziato!».
Nel raid ha perso la vita anche Abu Mahdi al-Muhandis, il numero due delle forze di mobilitazione Popolare (Hashd al-Shaabi), la coalizione di milizie paramilitari sciite pro-iraniane attive in Iraq. L’ordine di uccidere Soleimani è partito da Donald Trump. «Per ordine del presidente, l’esercito americano ha adottato misure difensive decisive per proteggere il personale americano all’estero uccidendo Qassem Soleimani», ha dichiarato il Dipartimento della Difesa Usa in una nota.
Le reazioni di Mosca e Berlino
La morte del generale rischia di far precipitare la situazione in Iraq e le relazioni tra i due Paesi, già appese a un filo. La comunità internazionale invita Washington e Teheran ad evitare azioni impulsive che possano mettere a rischio la sicurezza. La Russia ha avvertito che l’uccisione comandante Soleimani «rappresenta un passo avventurista che aumenterà le tensioni nella regione», ha ammonito il ministero degli Esteri, commentando a Ria Novosti il raid Usa. «Soleimani serviva la causa della protezione degli interessi nazionali dell’Iran con devozione», ha aggiunto il dicastero, «esprimiamo le nostre sincere condoglianze al popolo iraniano». La Germania si è unita invece al coro delle potenze internazionali che chiedono moderazione: «Ci troviamo in un punto pericoloso di escalation», ha dichiarato la portavoce della Cancelliera Angela Merkel, Ulrike Demmer. «Ora è importante attraverso la prudenza e la moderazione contribuire alla de-escalation», ha aggiunto. Anche i Guardiani della Rivoluzione hanno confermato la morte del generale. Soleimani era una figura quasi leggendaria, uno degli uomini più potenti in Medio Oriente: generale, stratega con ambizioni politiche, è spesso apparso al fianco della Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. Era considerato l’architetto di gran parte delle attività iraniane in Medio Oriente.
Le reazioni negli Usa dopo il raid
Dopo il raid notturno, Trump ha twittato la foto di una bandiera americana. Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha pubblicato invece un video in cui si vede un corteo di persone correre lungo una strada reggendo tra le mani una lunga bandiera irachena. «Gli iracheni ballano in strada per la libertà: grati che il generale Soleimani non c’è più», ha scritto su Twitter. Intanto l’ambasciata statunitense a Baghdad ha ordinato ai cittadini statunitensi di lasciare l’Iraq.
La reazione dell’Iran
Teheran ha definito l’attacco un «atto di terrorismo internazionale» e ha minacciato ritorsioni. «L’atto di terrorismo internazionale degli Stati Uniti con l’assassinio del generale Soleimani, la forza più efficace nel combattere il Daesh, Al Nusrah e Al Qaida, è estremamente pericolosa e una folle escalation», ha detto il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif. Poi la minaccia: «Gli Stati Uniti si assumeranno la responsabilità di questo avventurismo disonesto». Annuncia vendetta anche la guida suprema iraniana. «Il lavoro e il cammino del generale Qassem Soleimani non si fermeranno e una dura vendetta attende i criminali, le cui mani nefaste sono insanguinate con il sangue di Soleimani e altri martiri dell’attacco della notte scorsa», ha detto Alì Khamenei. Il raid Usa si è tradotto con un forte rialzo del prezzo del petrolio. Il Wti sale ai massimi degli ultimi quattro mesi e rivede quota 63 dollari. Il Brent avanza del 3,5%.
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