Fine vita, medici pronti a valutare modifiche al Codice dopo la decisione della Consulta: «Sentenza equilibrata»

Secondo il presidente Fnomceo, la sentenza della Consulta «rispetta il ruolo del medico e tutela il paziente»

Il consiglio della federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) «valuterà integrazioni del Codice deontologico per applicare la sentenza della Corte costituzionale».


A riferirlo all’Ansa è il presidente Filippo Anelli, all’indomani delle motivazioni depositate dalla Corte Costituzionale a proposito della sentenza sul suicidio assistito. Una sentenza «equilibrata, che – sottolinea Anelli – tutela gli assistiti definendo confini netti, prevedendo la non punibilità per l’aiuto al suicidio assistito solo in casi particolari».


La non punibilità per l’aiuto al suicidio assistito è infatti prevista solo «per i soggetti affetti da patologie irreversibili, con sofferenze intollerabili, dipendenti per le funzioni vitali da apparecchiature e nelle condizioni di chiedere coscientemente questa opzione».

«Una sentenza che, nel contempo, rispetta il ruolo del medico, non obbligandolo a porre in atto l’aiuto al suicidio e affidando alla coscienza del singolo medico la scelta se prestarsi o meno ad esaudire la richiesta del malato. Una sentenza – aggiunge il presidente – che valorizza la relazione di cura, affidando al medico la comunicazione sulle diverse opzioni, evitando così possibili speculazioni sulla vulnerabilità dei soggetti coinvolti, e definisce come essenziali le cure palliative».

Al medico «è chiesto di attivare l’assistenza con cure palliative al fine di mantenere sotto controllo il dolore e di spiegare al paziente le scelte possibili: la sedazione profonda e le cure palliative, o, in alternativa, le modalità con le quali si potrà eseguire il suicidio assistito, secondo quanto previsto dalla legge 219 del 2017. Sarà poi il paziente a decidere e tale volontà, sottoposta alle valutazioni del Comitato etico, sarà recepita con le modalità organizzative in capo alla struttura sanitaria».

«I medici coinvolti nel processo dalla struttura sanitaria potranno esercitare obiezione di coscienza», ha continuato Anelli. «In definitiva, premesso che la sentenza va applicata e che ogni modifica del Codice Deontologico va approvata dal Consiglio nazionale, sarà compito del Consiglio stesso uniformare il Codice al dispositivo della Corte Costituzionale, limitatamente ai casi previsti».

La sentenza della Consulta

Il 25 settembre scorso, la Consulta si era espressa definitivamente su Marco Cappato, imputato per aver assistito al suicidio di Fabiano Antonini, conosciuto come Dj Fabo.

L’organo giudiziario ha stabilito che esiste una «circoscritta area» in cui l’incriminazione dell’aiuto al suicidio «non è conforme alla Costituzione»: si tratta dei casi nei quali «l’aiuto riguarda una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale (come, ad esempio, l’idratazione e l’alimentazione artificiale) e affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, ma che resta pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli».

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