M5s, Flora Frate: «Espulsioni? Alla fine ne rimarrà soltanto uno»

«Dobbiamo chiamare le cose con il giusto nome: aveva senso parlare di “restituzione” fintanto che i soldi andavano al Bilancio dello Stato e non a un conto corrente privato»

La deputata del Movimento 5 stelle Flora Frate è tra i parlamentari citati da Gianluigi Paragone per la mancata restituzione di parte dello stipendio derivante dall’attività politica. «Sarò ben lieta di fare la mia parte quando avremo un sistema non più discrezionale».


In un’intervista all’Adnkronos, Frate ha criticato la gestione del M5s anche in materia di espulsioni. «Sento parlare di espulsione, un tema che trovo francamente stucchevole. Credo, piuttosto, che si debba insistere con la critica costruttiva e la ricerca della sintesi. Perché è così che si fa nei partiti delle democrazie occidentali. Ed io continuerò a dare il mio contributo auspicando che alla fine prevalga il buon senso»


«Mi viene in mente la frase di un vecchio film – ha sintetizzato la deputata -. “Ne rimarrà soltanto uno”». Il resto dell’intervista si concentra sul sistema di restituzione di parte dello stipendio da parlamentare. Stando al resoconto del sito tirendiconto.it, Frate risulta non in regola con la rendicontazione e, per questo, possibile bersaglio di sanzioni disciplinari dei probiviri 5 Stelle.

Marchiati come eretici

«Dobbiamo essere intellettualmente onesti e chiamare le cose col giusto nome – si è giustificata Frate -. Aveva senso parlare di ‘restituzione’ fintanto che i soldi andavano al Bilancio dello Stato, a beneficio della collettività, e non ad un conto corrente privato al quale non abbiamo facoltà di accesso diretto e di cui ignoriamo la movimentazione bancaria».

«Quella delle restituzioni è una pratica che, sebbene teoricamente nobile, nei fatti assume connotazioni travisate. Non ho mai nascosto perplessità e ho sempre formulato proposte alternative, i vertici lo sanno benissimo. Ma devo riscontrare che non c’è mai stata una discussione collegiale, un momento di confronto e di dialogo. Solo chiusura e pregiudizi, chi ha un’idea diversa è spesso marchiato come eretico, un controrivoluzionario».

«Sembra che pagare sia l’unico strumento per avere diritto di parola e, in alcuni casi, ottenere ruoli apicali nel M5s – ha incalzato la deputata -. È un reato chiedere trasparenza assoluta e libertà incondizionata di verifica? Con i soldi pubblici, soprattutto quando ci sono in ballo anche interessi di soggetti privati, non si scherza. La Prima Repubblica dovrebbe avercelo insegnato».

Frate ha concluso: «Le restituzioni coincidono con la forma giuridica della donazione. Ebbene, sarò ben lieta di fare la mia parte quando avremo un sistema non più discrezionale e che privilegi la reale volontà del donante, libero di scegliere senza condizionamenti dall’alto a chi destinare le proprie risorse, se ad un territorio o ad un ente di ricerca, ad una scuola piuttosto che ad un ospedale. La donazione obbligatoria è un ossimoro che porta all’implosione».

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