Nella stessa notte in cui uccisero Soleimani gli Usa fallirono un altro obiettivo in Yemen

Un altro raid avrebbe dovuto colpire e uccidere Abdul Reza Shahla’i, un finanziere e comandante chiave delle Forze Quds attivo in Yemen

Il generale iraniano Qassem Soleimani, ucciso in un raid Usa a Baghdad la scorsa settimana, «non era l’unico obiettivo degli americani». A scriverlo è il Washington Post.


La stessa notte dell’omicidio mirato che alzato la tensione tra Teheran e Washington, un altro raid avrebbe dovuto colpire e uccidere Abdul Reza Shahla’i, un finanziere e comandante chiave delle Forze Quds attivo in Yemen. Ma l’operazione, lanciata alla stessa ora di quella in cui è rimasto ucciso il leader delle forze Quds, non è andata a buon fine.


L’uccisione di Soleimani, ordinata dal presidente Donald Trump, è stata dunque parte di un’operazione più ampia di quanto precedentemente spiegato. Va così consolidandosi l’ipotesi che la missione fosse stata progettata per paralizzare la leadership del Corpo dei guardiani della rivoluzione e delle sue forze Quds nelle operazioni portate avanti da Teheran in tutta la regione, dall’Iraq allo Yemen, passando per Libano e Siria.

Fonte: rewardsforjustice.net

Gli Stati Uniti hanno offerto 15 milioni di dollari per avere informazioni sul comandante Shahla’i. Secondo l’amministrazione americana, il militare sarebbe dietro l’organizzazione di diversi attacchi contro gli americani, tra cui un fallito tentativo per uccidere l’ambasciatore saudita negli Stati Uniti, nel 2011.

Lo Yemen è dal 2015 teatro di una guerra civile che negli anni è diventata un ulteriore terreno di scontro tra l’Arabia Saudita, intervenuta insieme agli Emirati Arabi Uniti, e l’Iran. Teheran ha fornito il suo supporto ai ribelli Houthi, insorti contro il governo di Mansur Hadi.

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