Alla ricerca del tempo perduto: i ragazzi di “La Stanza Blu” raccontano la vita nella gig-economy

Un gruppo di studenti universitari ha deciso di creare un canale YouTube per parlare di come le nuove condizioni di lavoro influenzino la vita di tutti i giorni. E per farlo sono partiti da A Christmas Carol di Charles Dickens

«Rapace, indifferente, inumano». Bastano questi tre aggettivi di Mark Fisher per definire il sistema economico contemporaneo e i ritmi di lavoro che impone. E bastano tre video di La Stanza Blu per capire che hanno a che fare con la vita di tutti i giorni.


Si chiamano Maria Vittoria Pagani, Renzo Nuti, Carlo Fiorotto e Pietro Sabelli. Sono quattro studenti di Padova agli ultimi anni di Filosofia e Matematica che, alle porte del proprio futuro, sentono costantemente ripetersi che non c’è alternativa: o si soccombe a una vita di lavoretti fatta di solitudine, nessuna certezza e perenni preoccupazioni, o si accetta “una vita in carriera”, costellata allo stesso modo di sacrifici e rinunce affettive.


Ma al mantra del “there is no alternative“, tipico dei tempi che corrono, i ragazzi de La Stanza Blu hanno risposto con un “preferirei di no”. Per evitare che la minaccia di un futuro che non piace diventi una profezia che si auto-avvera, hanno provato a fare una cosa semplice: ricordare a tutti e a tutte, tramite un canale YouTube, che il futuro non è scritto. Che c’è ancora margine per reimmaginare un tempo in cui non sia solo il lavoro insoddisfacente e umiliante a mangiare le nostre giornate.

Il progetto La Stanza Blu e la Trilogia del Natale

Tempo libero, questo sconosciuto. Che sia per un impiego full time, che sia per la ricerca disperata di un lavoro, che sia per le numerose occupazioni che i lavoratori (autonomi o meno) sono costretti a trovare per non rimanere dei working poor, il nostro tempo è ormai di proprietà di qualcun altro.

E allora perché la questione non fa capolino nel dibattito pubblico e politico? Semplice: viene dato per scontato che le cose debbano andare così.

«Abbiamo notato che di questa cosa non si parla mai», spiega Renzo. «Così abbiamo deciso di farlo a modo nostro, registrando tre video ispirati ad A Christmas Carol di Charles Dickens, per provare a parlare in modo diretto di come viene gestito il nostro tempo oggi».

«Le trasformazioni del lavoro e dei ritmi di lavoro avvengono lentamente e silenziosamente», continua. «Non ce ne accorgiamo, finché a un certo punto non ci ritroviamo ad avere appena mezzora al giorno da dedicare a quello che dovrebbe essere il fulcro della nostra vita, come gli affetti».

Un segreto pubblico: l’ansia

«Siamo tutti molto ansiosi», scriveva nel 2014 l’organizzazione Plan C, nata per indagare, tra le altre cose, come le dinamiche del lavoro incidano sulla nostra vita. Ed è proprio con un video sull’ansia come cifra del presente che La Stanza Blu ha scelto di fare il suo esordio su YouTube.

Si parte da un punto fondamentale: l’ansia è un problema politico. «Alcune cose sembrano essere neutre, non politiche, legate alla semplice gestione personale delle cose», dice ancora Renzo. «Ma in realtà hanno a che vedere con un’organizzazione della vita che prescinde dalle intenzioni personali. Vogliamo far passare il messaggio a tante persone che vivono queste situazioni: il loro male non è necessariamente qualcosa che devono imputare a loro stessi».

«Abbiamo scelto di fare il primo video su questo tema perché è uno di quelli più classicamente spoliticizzati», continua Maria Vittoria. «Siamo partiti dal manifesto di Plan C e abbiamo provato a dirlo in un modo che potesse arrivare a tutti».

Un altro futuro

«Ciò che ci ha mossi in questo progetto è stata proprio la volontà di non rassegnarci, di provare a pensare un futuro diverso, qualcosa che non fosse il disastro o la ripetizione del presente», dicono. «Ma come vogliamo che sia questo avvenire? Come lo costruiamo? Queste sono solo alcune delle domande che ci siamo fatti quando abbiamo deciso di tirare su il progetto La Stanza Blu».

Siamo portati a pensare che la ragione del mondo sia questa. Che la nostra strada futura sarà segnata dal fallimento (il futuro 1), dal precariato (il futuro 2) o dal diventare a propria volta colui/colei che renderà la vita impossibile a decine di altre persone (futuro 3).

Ma se invece esistesse un futuro numero 4? «La nostra soluzione, che è più un punto di partenza – spiegano – è che bisogna parlare con gli altri. Non bisogna vivere queste situazioni di disagio e oppressione come se fossero qualcosa che riguarda solo noi: una volta capito che sono le dinamiche politiche ed economiche che le causano, allora sarà possibile immaginare un altro futuro».

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Video e montaggio: Vincenzo Monaco