Elezioni Irlanda, vince a sorpresa il partito indipendentista Sinn Féin: il trionfo di Mary Lou McDonald

Si tratta dell’ex braccio politico dell’Ira (Irish Republican Army), guidato per la prima volta da una donna. Adesso dovrà cercare di formare un governo

In attesa dei dati definitivi, l’Irlanda si prepara a un risultato storico: a sorpresa il partito indipendentista Sinn Féin (“Noi stessi” in gaelico) è arrivato primo, battendo Fine Gael e Fianna Fáil che da decenni dominano la politica irlandese. Alla fine del primo conteggio (delle “first preferences” o prime preferenze) il margine di vittoria è piccolo ma significativo: 24,5% per Sinn Féin contro il 22,2% di Fianna Fáil e il 20,9% di Fine Gael, il partito del premier uscente, il Taoiseach Leo Varadker.


Si aprono i negoziati: governo di coalizione o ritorno alle urne

Non abbastanza per assicurarsi una maggioranza nel parlamento irlandese, il Dáil: il partito indipendentista guida da Mary Lou McDonald (che ne ha preso le redini dopo l’addio di Gerry Adams) ha presentato 42 candidati in 39 collegi elettivi. Per essere forza di maggioranza in parlamento bisogna superare la soglia di 80 candidati. Non per questo il partito di sinistra vuole rinunciare al Governo nonostante le diffidenze degli altri due partiti e il no secco, in campagna elettorale, del partito di Leo Varadker.


Leggermente più pragmatico il leader di Fianna Fáil, Micheál Martin, che pur riconoscendo l’esistenza di «grandi incompatibilità» tra i due partiti, non ha scartato definitivamente l’ipotesi di collaborare con Sinn Féin. Il suo partito sembra destinato ad essere il più grande nel nuovo parlamento. Ma il partito di Mary Lou McDonald potrebbe guardare ai partiti minori, tra cui il partito di Verdi, anche loro in ascesa, per tentare di formare una grande coalizione.

Ad ogni modo gli elettori irlandesi – e in particolar modo i giovani elettori – hanno infranto un tabù, mettendo da parte il passato del partito e scegliendo di premiare la sua attenzione ai temi sociali, come il caro vivere, la crisi del sistema sanitario e la crescita delle disuguaglianze.

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