Museo egizio, il leghista Crippa condannato per il video-fake in cui denunciava gli “sconti agli arabi”

Il giovane leghista, ex assistente di Matteo Salvini a Bruxelles, è stato condannato per incitamento all’odio. Dovrà pagare 15 mila euro e rimuovere il video dai social

Per il momento il video incriminato è ancora online e disponibile sulla pagina Facebook di Andrea Crippa, giovane vicesegretario della Lega (33 anni) ed ex assistente parlamentare di Matteo Salvini in Europa. Eppure la sezione civile del Tribunale di Torino gli ha ordinato la rimozione del filmato dai social, inibendo un’ulteriore diffusione e condivisione e condannando Crippa anche a un risarcimento danni al Museo Egizio del capoluogo piemontese di 15 mila euro. Tutto questo perché il 17 gennaio 2018, quando Crippa era leader del movimento dei Giovani Padani, prese di mira il Museo per un’iniziativa che promuoveva la conoscenza della lingua e della cultura araba, offrendo degli sconti (due biglietti al prezzo di uno) per tutti coloro che parlavano l’arabo, indipendentemente dalla loro nazionalità. Un’iniziativa in linea con le collezioni ospitate dal Museo ma che venne usata da Crippa come pretesto per una battaglia ideologica. Per screditare il Museo, infatti, il giovane leghista costruì ad arte una telefonata a un finto centralinista che, travisando la realtà, diceva che gli sconti erano riservati alle persone provenienti da paesi arabi. Tra le varie inesattezze del video, c’era anche una “fake news” di tipo economico, riguardo ai presunti finanziamenti statali del Museo che – invece – non riceve soldi dalla pubblica amministrazione. La telefonata, filmata e poi pubblicata su Facebook, insieme al numero del centralino, portò a una pioggia di insulti e di minacce nei confronti del Museo Egizio e, infine, ad una querela nei confronti di Crippa. Il leghista non ammise subito la finzione e pensò bene di replicare portando un “regalo” al Museo: un poster elettorale della Lega su cui si leggeva, ben in vista, non soltanto il nome di Matteo Salvini ma lo slogan “Prima gli italiani”. Un epilogo che gli è costato una condanna per incitamento all’odio, come riporta l’edizione di oggi, 22 aprile, de La Stampa.


Foto di copertina: Wikipedia, un particolare del Museo Egizio


Leggi anche: