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Vaticano: «Enzo Bianchi deve lasciare la comunità di Bose»

26 Maggio 2020 - 22:45 Redazione
Il Vaticano avrebbe deciso l'allontanamento dell'ex priore in seguito alla visita apostolica. All'origine ci sarebbe «una situazione tesa e problematica per quanto riguarda l'esercizio dell'autorità del Fondatore, la gestione del governo e il clima fraterno»

Enzo Bianchi deve lasciare la comunità monastica di Bose, da lui fondata 55 anni fa. Lo ha deciso la Santa Sede che lo scorso dicembre aveva disposto una visita Apostolica «in seguito a serie preoccupazioni pervenute da più parti che segnalavano una situazione tesa e problematica per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità del fondatore, la gestione del governo e il clima fraterno». Il provvedimento, reso noto dalla comunità monastica sul suo sito internet, prevede che Bianchi debba «trasferirsi in altro luogo, decadendo da tutti gli incarichi attualmente detenuti».

Bianchi, 77 anni, si era dimesso da priore già nel 2017, passando il testimone a fratel Luciano Manicardi. Stando alle prime informazioni, all’origine dell’ispezione ci sarebbe stato proprio il problematico – e mai avvenuto – passaggio di consegne al nuovo priore: la situazione avrebbe determinato «gravi problemi sull’esercizio dell’autorità» all’interno della comunità.

La stessa comunità monastica di Bose aveva annunciato di avere ricevuto la visita degli ispettori «nel momento di un passaggio che non può non essere delicato e per certi aspetti problematico per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità, la gestione del governo e il clima fraterno». Una dichiarazione che era stata presto smentita da Bianchi, il quale aveva parlato di una visita di routine.

L’ultimo tweet scritto dall’ex priore il 24 maggio sembra essere un commento alla vicenda: «Ciò che è decisivo per determinare il valore di una vita – si legge – non è la quantità di cose che abbiamo realizzato ma l’amore che abbiamo vissuto in ciascuna delle nostre azioni: anche quando le cose che abbiamo realizzato finiranno l’amore resterà come loro traccia indelebile».

La comunità di Bose

Enzo Bianchi, nato a Castel Boglione in Monferrato, una laurea in Economia, nel 1965 è andato a Bose, una frazione abbandonata del Comune di Magnano sulla Serra di Ivrea, con l’obiettivo di dare inizio a una comunità monastica che riunisse diverse Chiese cristiane. Raggiunto nel 1968 dai primi fratelli e sorelle, ha scritto la regola della comunità che conta oggi una novantina di membri di cinque diverse nazionalità, quasi tutti laici.

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