Papa Francesco a Bari: «Mi fanno paura i discorsi di alcuni leader populisti, mi ricordano gli anni ’30»

«Solamente il dialogo permette di incontrarsi, di superare pregiudizi e stereotipi, di raccontare e conoscere meglio sé stessi» ha aggiunto il Pontefice a Bari

«A me fa paura quando ascolto i discorsi di alcuni leader delle nuove forme di populismo: mi fa sentire discorsi che seminavano paura e odio nella decade del ’30 del secolo scorso», a parlare è Papa Francesco, arrivato nella Basilica di San Nicola a Bari, per l’incontro dei vescovi “Mediterraneo frontiera di pace” promosso dalla Cei.


«Non accettiamo mai che chi cerca speranza per mare muoia senza ricevere soccorso o che chi giunge da lontano diventi vittima di sfruttamento sessuale, sia sottopagato o assoldato dalle mafie. Certo, l’accoglienza e una dignitosa integrazione sono tappe di un processo non facile, tuttavia, è impensabile poterlo affrontare innalzando muri. In tale modo, piuttosto, ci si preclude l’accesso alla ricchezza di cui l’altro è portatore e che costituisce sempre un’occasione di crescita» ha detto.


«Tra coloro che nell’area del Mediterraneo più faticano – ha sottolineato Papa Francesco nell’incontro nella Basilica di San Nicola – vi sono quanti fuggono dalla guerra o lasciano la loro terra in cerca di una vita degna dell’uomo». «Il numero di questi fratelli, costretti ad abbandonare affetti e patria e ad esporsi a condizioni di estrema precarietà, è andato aumentando a causa dell’incremento dei conflitti e delle drammatiche condizioni climatiche e ambientali di zone sempre più ampie», ha osservato.

Secondo il Papa, «è facile prevedere che tale fenomeno, con le sue dinamiche epocali, segnerà profondamente la regione mediterranea, per cui gli Stati e le stesse comunità religiose non possono farsi trovare impreparati». «Sono interessati i Paesi attraversati dai flussi migratori e quelli di destinazione finale, ma lo sono anche i Governi e le Chiese degli Stati di provenienza dei migranti, che con la partenza di tanti giovani vedono depauperarsi il loro futuro», ha sottolineato Bergoglio.

«Siamo consapevoli – ha quindi affermato – che in diversi contesti sociali è diffuso un senso di indifferenza e perfino di rifiuto, che fa pensare all’atteggiamento, stigmatizzato in molte parabole evangeliche, di quanti si chiudono nella propria ricchezza e autonomia, senza accorgersi di chi, con le parole o semplicemente con il suo stato di indigenza, sta invocando aiuto. Si fa strada un senso di paura, che porta ad alzare le proprie difese davanti a quella che viene strumentalmente dipinta come un’invasione. La retorica dello scontro di civiltà serve solo a giustificare la violenza e ad alimentare l’odio».

«Essere affacciati sul Mediterraneo rappresenta dunque una straordinaria potenzialità – ha concluso – non lasciamo che a causa di uno spirito nazionalistico, si diffonda la persuasione contraria, che cioè siano privilegiati gli Stati meno raggiungibili e geograficamente più isolati. Solamente il dialogo permette di incontrarsi, di superare pregiudizi e stereotipi, di raccontare e conoscere meglio sé stessi» ha concluso.

Papa Francesco tra poco celebrerà la messa in Corso Vittorio Emanuele, seguita dall’Angelus.

Foto in copertina di Ansa

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