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Casamonica, arresti e confische per 20 milioni: «Je da’ fastidio perché noi proteggemo Roma» – Il video

16 Giugno 2020 - 16:50 Chiara Piselli
Dimostrata «l'esistenza di un sodalizio criminoso caratterizzato da modalità mafiose» e si è avuto riscontro degli «innumerevoli reati a scopo usura, estorsione, esercizio abusivo di attività finanziaria e intestazione fittizia di beni»

«Perché i Casamonica proteggono Roma. Invece hanno stufato, i napoletani vonno entra’, la camorra vo’ entrà a Roma e i calabresi vonno entrà a Roma, je da’ fastidio perché noi proteggemo Roma». Questa è solo una delle tante intercettazioni che, insieme alle dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia, hanno permesso di portare a termine il duro colpo al clan Casamonica nella Capitale. Il blitz della squadra mobile di Roma questa mattina all’alba ha portato a un maxi sequestro di beni per 20 milioni di euro e a 20 arresti per associazione di stampo mafioso, estorsione, usura e intestazione fittizia di beni.

«Devono far entrare le organizzazioni forti a Roma, ecco perché ce vonno distrugge a noi», continua questa intercettazione in particolare in cui Guido Casamonica, figlio di Ferruccio, si lamenta dei provvedimenti giudiziari emessi nei confronti di alcuni membri del clan, per sostenere che l’indebolimento dei Casamonica avesse lo scopo di consentire ad altre organizzazioni forti di “mettere le mani” su Roma.

Grazie in particolare alle dichiarazioni di un membro “intraneo” alla famiglia, chi indagava è riuscito a ricostruire l’organigramma dell’organizzazione, risalire alle attività delittuose messe in atto, capire le dinamiche interne al gruppo, molto difficili da ricostruire altrimenti, soprattutto per via dell’uso della lingua sinti tra i membri del clan. È stata così dimostrata «l’esistenza di un sodalizio criminoso caratterizzato, nel suo operare, da modalità evidentemente mafiose».

Il documento

Come spiegato nell’ordinanza di 467 pagine – firmata dal Gip di Roma Mendola – che ha portato all’arresto di 20 persone, le dichiarazioni rese dai 4 collaboratori di giustizia sono «tutte coincidenti sul tema dell’utilizzo del metodo mafioso, dell’individuazione di un effettivo potere di intimidazione manifestato dal clan Casamonica e sulle condizioni di assoggettamento delle vittime». In questo modo si è avuto riscontro della «realizzazione di innumerevoli reati scopo quali usura, estorsione, esercizio abusivo di attività finanziaria e intestazione fittizia di beni».

La struttura della famiglia Casamonica è stata descritta dai collaboratori come un sistema complesso costituito da più nuclei familiari, collegati tra loro in modo «orizzontale e non verticistico, dediti a numerose attività criminali». «Pur essendo autonomi, sono sempre pronti a unirsi in caso di necessità di far fronte a pericoli o minacce provenienti dall’esterno», in quanto legati da un comune senso di appartenenza.

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