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Tangenti sulla metropolitana di Milano. Il dirigente Atm intercettato: «Ho un bel lavoretto da 18 milioni…»

Sono almeno 30 le persone indagate e otto le società sotto inchiesta da parte della procura di Milano

C’è anche il dirigente di Atm Milano Paolo Bellini tra i 12 arrestati dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta su presunte tangenti e appalti truccati sulla metropolitana milanese. Bellini è responsabile degli impianti di segnalamento e automazione delle linee metropolitane milanesi. Nel mirino della procura ci sono almeno otto appalti da 150 milioni di euro, che secondo gli inquirenti sono stati pilotati dietro il pagamento o la promessa di tangenti.

In un’intercettazione, Bellini parlava chiaramente al telefono con le aziende interessate agli appalti, anticipando le gare in arrivo: «Adesso c’è l’altra gara importante da 18 milioni – diceva il dirigente Atm, come riportato nelle 400 pagine dell’ordinanza della Finanza – e questo sarebbe un bel lavoretto da fare, è l’installazione delle colonnine elettriche per gli autobus in tutti i depositi».

Tra le gare sotto indagine c’è anche quella da 100 milioni di euro per l’automatizzazione dei sistemi di segnalazione della linea «verde». La procura ipotizza che dietro gli appalti per gli impianti di segnalazione ci siano stati almeno 125 mila euro di tangenti incassate o concordate, tra ottobre 2018 e luglio 2019.

Nell’inchiesta svolta dal pm Giovanni Polizzi e dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, sono in corso perquisizioni sia negli uffici dell’Atm, che in diverse altre aziende in Italia, come la Siemens Mobilty, la Alstom Ferroviaria, la Celt e la Engineeering informatica. Oltre all’ipotesi di reato di turbativa d’asta per i 12 arrestati, la procura contesta l’ipotesi di associazione a delinquere per Bellini.

Il fisso mensile per il dirigente Atm

Il dirigente Atm sarebbe stato solito chiedere un fisso mensile di alcune di migliaia di euro legato alla durata degli appalti truccati, oltre a garantirsi i subappalti per parte delle forniture di cui godeva una società, poi messa in liquidazione, della quale era di fatto l’amministratore.

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