Arrivano delle condanne anche per un fatto quasi “storico” nel regno (tutto sommato ancora breve) del clan Spada sulla zona di Ostia, litorale romano. Sette, per un totale di oltre 20 venti anni di carcere, ad esponenti della famiglia sono quelle inflitte dalla prima corte d’assise di Roma in relazione al conflitto a fuoco tra clan rivali avvenuto il 17 luglio del 2013. In particolare, sono stati condannati a 8 anni Ottavio Spada, accusato di tentato omicidio, e a 3 Carmine Spada. L’episodio della sparatoria è particolarmente simbolico perché ne fu testimone Federica Angeli, giornalista di Repubblica che risiede nel quartiere di Ostia, l’unica quella sera a non rientrare in casa nonostante le urla di Ottavio Spada e a recarsi il giorno dopo in commissariato per denunciare quanto aveva potuto osservare direttamente. In seguito a quella testimonianza, alla cronista è stata assegnata una scorta che la segue tuttora. L’episodio aiutò anche a scoperchiare il peso della famiglia Spada sul litorale romano, anche se ci sono voluti ancora sei anni perché, nel settembre scorso, arrivasse la condanna che ha riconosciuto nel suo complesso l’associazione mafiosa. Nel 2019, infatti con diciassette condanne tra cui tre ergastoli (per Carmine Spada, detto Romoletto, Roberto Spada, e Ottavio Spada, detto Marco, i primi due già condannati per l’aggressione ad un giornalista Rai) il clan Spada è stato riconosciuto come vera e propria associazione mafiosa.
In copertina: foto Ansa, un recente sequestro di un bar affiliato agli Spada
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