Clan Spada, condanne per il racket. Insulti al giudice

di OPEN

La corte di appello di Roma conferma complessivamente 50 anni di carcere e riconosce l’aggravante del metodo mafioso.  Gli imputati rispondevano a vario titolo di minacce, violenze, e sfratti forzosi da alloggi pubblici

Si è chiuso con sentenze per più di 50 anni di carcere, il processo per il racket delle case popolari che ha visto sul banco degli imputati sette persone legate alla famiglia Spada di Ostia. E alla lettura della sentenza, uno degli imputati presenti in aula, che a inizio di udienza si era dichiarato estraneo al clan, ha dato in escandescenze: “Buffoni, quando esco spacco tutto”, ha minacciato rivolgendosi al collegio giudicante. Le urla “vergogna” sono arrivate anche dal pubblico che affollava l’aula.


L’aggravante del metodo mafioso

La corte di appello ha confermato le condanne per oltre 50 anni di carcere, già emesse in primo grado nei confronti di sette componenti del clan Spada, uno dei più influenti sul litorale romano di Ostia, con l’aggravante del metodo mafioso. Gli imputati rispondevano a vario titolo di minacce, violenze, sfratti forzosi da alloggi popolari oltre che di un episodio gambizzazione per affermare la supremazia del clan sul territorio di Ostia e – in questo processo – per la gestione di un vero e proprio racket delle case popolari che si sarebbe sostituito alla normale gestione degli alloggi comunali. In particolare, i giudici della seconda sezione penale hanno ribadito le condanne inflitte a Massimiliano Spada (13 anni e 8 mesi di carcere), Ottavio Spada (5 anni), Davide Cirillo (6 anni e 4 mesi), Mirko Miserino (6 anni e 4 mesi), Maria Dora Spada (7 anni e 4 mesi), Massimo Massimiani (11 anni) e Manuel Granato (6 anni e mezzo).


Le indagini

Le indagini della Dda erano partite dalla gambizzazione di Massimo Cardoni, padre di Michael (collaboratore di giustizia nonche’ marito di Tamara Ianni, anche lei pentita), ferito con due colpi di pistola nell’ottobre 2015 davanti a un supermercato di Ostia. Gli investigatori si convinsero che quell’agguato fosse legato alla contrapposizione tra il clan ‘emergente’ degli Spada e la perdente compagine dei Baficchio-Galleoni, in declino almeno dal 2011 in occasione del duplice omicidio di Giovanni Galleoni, capo indiscusso del clan Baficchio e di Francesco Antonini. Il tutto, condito da sfratti forzosi dalle case popolari del litorale, minacce e intimidazioni: gli inquirenti smantellarono un racket delle case comunali di via Baffigo che il clan secondo l’accusa gestiva decidendo a chi andavano assegnati gli alloggi. Una vicenda svelata dalla coppia Ianni-Cardoni che vittima di uno sfratto aveva deciso di denunciare tutto alla magistratura accettando da allora di vivere sotto protezione

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