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I marò saranno giudicati in Italia. Girone: «Increduli, dopo 8 anni nel limbo riotteniamo la libertà»

02 Luglio 2020 - 19:30 Redazione
Il Tribunale ha invitato i due Paesi a trovare un accordo per il risarcimento. Girone: «L'India ha fatto quello che non doveva fare limitando le nostre libertà e tenendoci anche in prigione. Ho subito una grande ingiustizia»

Sarà l’Italia a giudicare la condotta di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò accusati di aver sparato e ucciso due pescatori indiani, scambiati per pirati, durante una missione in India nel febbraio del 2012. A deciderlo è stato il Tribunale arbitrale internazionale. I giudici hanno riconosciuto l’immunità dei Fucilieri dei Marina, in quanto funzionari dello Stato italiano impegnati nell’esercizio delle loro funzioni. A dare notizia della decisione della corte dell’Aja è stata la Farnesina. L’Italia dovrà comunque risarcire l’India «per la perdita di vite umane, i danni fisici, il danno materiale all’imbarcazione e il danno morale sofferto dal comandante e altri membri dell’equipaggio del peschereccio indiano Saint Anthony». Al riguardo, il Tribunale ha invitato le due parti a raggiungere un accordo attraverso contatti diretti.

Girone: «Increduli, dopo 8 anni nel limbo riotteniamo la libertà»

«Sono stato quasi incredulo. Aspettavamo da tempo il verdetto. Il primo pensiero è stato di esclamare un “finalmente” liberatorio, ma poi volevo conoscere il verdetto nel merito”. Queste le parole del fuciliere di Marina Salvatore Girone dopo il verdetto del Tribunale arbitrale internazionale, rilasciate all’Ansa. «Posso adesso riottenere la mia libertà personale – aggiunge -, purtroppo fino ad oggi vincolata dalle procedure lunghissime determinate dalla giurisdizione indiana». «Eravamo in Italia da quattro anni – spiega ancora Girone -, ma obbligati a rispettare le condizioni dettate dalla Corte suprema indiana». «Siamo felici che ci sia stata riconosciuta l’immunità funzionale e la giurisdizione italiana sul caso. Eravamo da otto anni e mezzo sempre nel limbo di questa vicenda. L’India ha fatto quello che non doveva fare – ha concluso Girone – limitando le nostre libertà e tenendoci anche in prigione. Ho subito una grande ingiustizia da parte degli indiani».

La figlia di Latorre: «Dopo 8 anni, qualcuno deve scusarsi»

Celebra quella considera una «storia che si conclude» Giulia Latorre, figlia di Massimiliano, che su Facebook dice: «non festeggeremo, perché ancora presto, ma facciamo un sospiro di sollievo». Nel suo post, Giulia Latorre però riserva anche una frecciata: «Un giorno qualcuno chiederà scusa a questi uomini, che hanno portato avanti una storia da ben 8 anni con dignità e onore, non pronunciando mai una parola fuori posto».

Di Maio: «Rispettiamo sentenza»

Una prima reazione alla sentenza della Corte d’arbitrato arriva dal ministro degli esteri italiano, Luigi Di Maio, che conferma l’intenzione del nostro paese di rispettare quanto stabilito dal Tribunale «con spirito di collaborazione». «Oggi si mette un punto definitivo a una lunga agonia – aggiunge Di Maio -. Un abbraccio ai nostri due marò e alle loro famiglie». Anche il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha commentato la sentenza, sottolineando l’atteggiamento «costruttivo e collaborativo» del popolo indiano. Una sentenza che, secondo Guerini, conferma la correttezza della scelta che «a esprimersi fosse un arbitrato internazionale, che ha recepito le considerazioni legali che l’Italia ha sempre manifestato».

La vicenda

Le motivazioni della corte rispecchiano in parte la difesa dell’ambasciatore Francesco Azzarello che nel luglio del 2019 davanti al Tribunale arbitrale internazionale aveva rivendicato la giurisdizione sul caso della morte dei due pescatori in quanto «funzionari dello Stato italiano, impegnati nell’esercizio delle loro funzioni a bordo di una nave battente bandiera italiana» e «in acque internazionali», e pertanto «immuni dalla giustizia straniera». L’arbitrato internazionale è stato attivato dall’Italia nel giugno del 2015, di fronte alle difficoltà nell’arrivare a una soluzione con l’India. È stato grazie a una sentenza del Tribunale arbitrarle che, nel 2016, India e Italia sono tornati a normalizzare le loro relazioni, dopo anni di tensioni. Il 2 maggio 2016, il Tribunale arbitrale dell’Aja decise che il sergente Girone facesse rientro in Italia fino alla conclusione del procedimento arbitrale. I rapporti bilaterali con l’India ripartirono ufficialmente nell’ottobre 2017 con la visita a New Delhi di Gentiloni, divenuto nel frattempo presidente del Consiglio. 

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