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Manifestazione del centrodestra a Roma, Tajani: «Contro Berlusconi sentenza ignobile da plotone di esecuzione» – Il video

04 Luglio 2020 - 10:50 Marco Assab
Appena arrivato Matteo Salvini ha subito parlato con i cronisti del Fondo salva stati: «Sul Mes avremo la forza, la costanza e la bravura di convincere gli altri sulla bontà delle nostri posizioni»

Palco azzurro, grande scritta “Insieme per l’Italia del lavoro” con annesso tricolore, e in tutta la piazza una distesa di sedie distanziate, oltre 4000, con su ognuna di queste una bandiera italiana. Piazza del Popolo oggi ha ospitato la manifestazione del centrodestra unito contro il governo Conte. Sul palco i tre leader: Matteo Salvini per la Lega, Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia e Antonio Tajani per Forza Italia.

«Dalla piazza un segnale di speranza, di voglia di ripartire», ha detto Matteo Salvini, il primo ad arrivare e concedersi ai cronisti. Il leader del Carroccio ha subito parlato del Fondo salva stati: «Sul Mes avremo la forza, la costanza e la bravura di convincere gli altri sulla bontà delle nostri posizioni. Ma oggi in questa piazza c’è la squadra per poter governare l’Italia nei prossimi anni. Da questa piazza parte la libertà dall’altra parte solo il flop assoluto e la burocrazia. Per dialogare bisogna essere in due». Poi, dal palco ha invitato i presenti a sedersi «per evitare polemiche».

Tajani: «Vogliamo la riforma della magistratura»

In apertura è Antonio Tajani a prendere la parola: «Gli italiani invocano la libertà di essere governati da chi è stato scelto dal popolo. Sono anni che non abbiamo un presidente del Consiglio scelto dagli italiani». Poi l’affondo sul caso Berlusconi: «Contro di lui ignobile sentenza da un plotone di esecuzione che prendeva ordini dall’alto. Berlusconi è l’esempio della giustizia ingiusta. Vogliamo la riforma perché nessun cittadino italiano deve essere penalizzato. Vogliamo la separazione delle carriere e la riforma del Consiglio superiore della magistratura».

Meloni: «Governo chiuso nel palazzo, noi in piazza»

«Se vogliono discutere ci mandino le loro idee. Ma forse non ce le hanno. Se avessero le idee chiare non avrebbero dilapidato 80 miliardi di euro per non ottenere nulla», così la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni durante il suo intervento. «I lavoratori aspettano ancora la cassa integrazione di marzo. Dicono è colpa della burocrazia. Hanno chiuso tutto ma non sono stati in grado di fermare la burocrazia – ha aggiunto -. Con i nomi dei decreti del governo ormai si gioca a Trivial Pursuit».

Durante il suo intervento diversi gli attacchi all’esecutivo: «Avremmo potuto dire nulla ma mettere solo insieme due immagini: loro chiusi nella loro villa, nel palazzo e noi, il popolo, in mezzo alla gente, in piazza ed è per questo che facciamo paura».

Salvini: «Lasciamo la decrescita felice a Grillo e Toninelli»

Il leader della Lega ha preso la parola per ultimo, iniziando con un omaggio agli Stati Uniti: «Oggi, il 4 luglio, dall’altra parte dell’Oceano si festeggia l’Indipendenza. Greetings from me. All lives matter, tutte le vite contano, bianchi e neri, non ci sono vite che contano di più e di meno». Poi gli affondi al governo, su tutti i fronti, dalla scuola all’immigrazione, fino alle misure a sostegno dell’economia. «Don Sturzo diceva che alla scuola mancava la libertà e i mezzi. Ma a noi manca anche un ministro della scuola. La signora Azzolina non può essere ministro», ha attaccato Salvini.

«Se non facciamo qualcosa per la prima volta nasceranno meno di 400 mila bambini: dobbiamo lavorare per tornare a riempire le culle di questo Paese. Ognuna di queste bandiere deve diventare un bimbo», ha detto Salvini, riferendosi alle bandiere tricolori sventolate dalla piazza. Prima di chiudere una stoccata al M5s: «La decrescita felice lasciamola a Grillo e Toninelli. Ora riproveranno a chiuderci in casa, a dividerci, a trasformarci in numeri. Ma questa piazza dimostra che siamo una grande comunità, un grande popolo che in segno di rispetto delle 30mila vittime del virus devono ricostruire questo Paese. Insieme ce la faremo».

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