Rinnovabile batte fossile, è la prima volta in Europa. «Non solo effetto lockdown, crescono l’eolico e il solare»

Nella prima metà del 2020, il 40% dell’elettricità è stata generata da fonti rinnovabili. Ma la Polonia produce ancora la stessa quantità di energia da carbone dei restanti 25 paesi, Germania esclusa

Nella prima metà del 2020, il 40% dell’elettricità in Europa è stata generata da fonti rinnovabili e anti inquinamento. Rinnovabile batte fossile dunque e, per la prima volta, in Europa. Questione di lockdown verrebbe da dire, ma c’è di più. Secondo l’ultimo report di Ember, l’arresto dei combustibili fossili al 34% e la riduzione di Co2 ridotta al 23%, è stato accompagnato da una crescita esponenziale di energia rinnovabile.


Eolico, solare, idroelettrico e bioenergia le modalità di produzione più usate e che, rispetto al 2019, hanno raggiunto percentuali importanti. La nascita di nuovi impianti eolici e solari ha permesso al vento e al sole di essere fonti di elettricità per un record del 21% totale di produzione in tutta Europa. Per raggiungere vette del 64% e del 49% in Danimarca e Irlanda. L’idroelettrico poi ha generato il 13% dell’elettricità. Aumentando del 12% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, grazie anche alle condizioni più umide nelle regioni nordiche e iberiche.


La decarbonizzazione continua anche dopo il lockdown

Il report di Ember registra una progressiva accelerazione dell’eliminazione di carbone in tutta Europa. In quanto fonte di energia elettrica più costosa, il combustibile fossile tra i più usati ha dunque sofferto il colpo. Prima fra tutte la Germania che ha visto il più grande calo assoluto di carbone, pari al 39%.

Una reazione piuttosto inaspettata considerando la non eccessiva diminuzione della domanda di elettricità da parte dei tedeschi rispetto agli altri Paesi europei. Chi approfitta dell’effetto lockdown è il Portogallo che dopo aver perso il 95% della produzione di carbone, rimasta ferma per periodi prolungati, chiuderà le sue due ultime centrali entro il 2021.

L’emergenza Polonia

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile programmati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e il programma di decarbonizzazione entro il 2050 sembrano non toccare la Polonia. Il Paese dell’Europa centrale attualmente genera la stessa quantità di energia elettrica da carbone dei restanti 25 paesi dell’Ue, esclusa la Germania. Senza considerare che la mancanza di elettricità eolica e solare nel Paese sta mantenendo prezzi sempre più alti per i consumatori. Un costo superiore a quello dell’elettricità tedesca del 73%, e in seconda posizione in tutta Europa solo dopo la Grecia.

Considerati i numeri di produzione e consumo, il processo di decarbonizzazione della Polonia è tra i passaggi fondamentali affinché si arrivi a un’intera Europa sostenibile e rinnovabile. La neutralità climatica firmata dagli altri Stati membri però preoccupa e non convince il governo polacco ancora troppo dipendente da carbone e lignite per poter riuscire a raggiungere l’eliminazione entro il 2050 .

Dall’Europa all’America, riscrivere i modelli di business energetico

Tempi duri dunque per le grandi compagnie energetiche europee trovatesi ad affrontare non solo il periodo complesso del lockdown, ma anche il conseguente cambiamento di sensibilità di cittadini e Nazioni rispetto alla possibilità di vivere in un mondo più sostenibile, in tutto. La sfida sta nel mettere in discussione i vecchi modelli di business davanti ai pericoli del cambiamento climatico, del riscaldamento globale, di un impatto ambientale sempre più evidente e distruttivo nelle sue conseguenze. 

«Hai mai fatto un sogno, e quel sogno è diventato realtà? Questo è quello che è successo». Un anziano della tribù Sioux di Standing Rock ha commentato così la chiusura del gasdotto contro cui aveva lottato tutta una vita. Le recenti tre vittorie degli ambientalisti in America sulla chiusura o eliminazione di piani di costruzione per tre gasdotti in Virginia, Dakota e Nebraska forse non sono arrivate a caso.

L’indebolimento della domanda del petrolio e le crescenti preoccupazioni per i cambiamenti climatici possono significare un pericolo reale per il business dei grandi produttori di oro nero.

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