Coronavirus, l’appello di Vaia: «Tamponi obbligatori a chi arriva dai paesi Ue». E invoca un piano Marshall per scuola e trasporti

Per il direttore sanitario dell’Ospedale Spallanzani di Roma l’arrivo delle risorse europee è un «bene». E chiede investimenti nei settori in difficoltà

«Il tema del possibile ingresso del virus da Paesi nei quali l’emergenza Covid è in una fase di crescita, compresi Stati come la Romania e la Bulgaria, ci impone di intervenire nei porti, negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e anche di autobus per evitare che si imbarchino positivi o sintomatici. Per questo devono essere fatti obbligatoriamente i tamponi». Questa volta l’appello a prevenire possibili casi di contagio di importazione arriva da Francesco Vaia, direttore sanitario dell’ospedale Spallanzani di Roma.


«Ovviamente dovremmo essere pronti anche a valle intervenendo con le nostre squadre Usmaf (ovvero gli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera del ministero della Salute, ndr) e, se necessario, con le Uscar (Unità speciali di continuità assistenziale regionale, cioè unità di intervento territoriali composte da medici e infermieri, ndr) – ha aggiunto Vaia -, Noi siamo pronti anche con i test rapidi ma mi auguro che i governi cooperino per il bene comune e approvino rapidamente protocolli in tal senso liberando così anche il traffico aereo in grande sofferenza».


Vaia: «Serve Piano Marshall per scuola e trasporti»

«Dall’Europa arriva una buona notizia con l’accordo sui fondi – ha osservato Vaia-. Oggi abbiamo delle criticità a cui dare delle risposte: la scuola e i trasporti». Settori in profonda sofferenza, è il ragionamento, per i quali serve «un grande piano Marshall di investimenti – ha proseguito -, bene allora che arrivino risorse dall’Ue. Personalmente ho molte perplessità sull’utilizzo di cinema e teatri per sopperire alla mancanza di aule nelle scuole».

«Si rischia così di togliere invece che potenziare i luoghi della cultura e della socialità, in un momento in cui occorre aiutare sensibilmente questo settore. Perché invece non pensare di usare gli spazi delle scuole private e integrarli con gli istituti pubblici?», ha osservato Vaia. Solo così, per il direttore sanitario dello Spallazani, sarà possibile dare «una risposta più adeguata agli studenti, alle famiglie e agli insegnanti».

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