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Salvini e il rifiuto della mascherina, il virologo Crisanti: «Mi dissocio, è contro le regole. Così la gente pensa che il virus non c’è più»

28 Luglio 2020 - 20:21 Redazione
Il responsabile del laboratorio di microbiologia e virologia dell'ospedale di Padova ha commentato il gesto del leader della Lega: «Se c'è una legge va rispettata e chi commette infrazione deve pagare le conseguenze»

Il virologo Crisanti non parla di politica ma davanti al rifiuto di Matteo Salvini di indossare la mascherina non può fare altro che dissociarsi. Così Andrea Crisanti, responsabile del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, ha commentato il gesto del leader della Lega: «Mi sono sempre rifiutato di fare commenti politici, una cosa è la scienza e un’altra la politica. Ma quando si incoraggiano comportamenti che sono in contrasto con le misure di distanziamento, non posso che dissociarmi».

Il segretario della Lega ha partecipato ieri al convegno “Covid-19 in Italia, tra informazione, scienza e diritti“, organizzato per denunciare «l’allarmismo ingiustificato» e le «restrizioni di libertà» in seguito a un virus che, a giudizio degli organizzatori Vittorio Sgarbi e Armando Siri, «non c’è più». Gli addetti del Senato, a più riprese, hanno invitato tutti i presenti a indossare la mascherina – a quello che è stato ribattezzato dalla maggioranza come «convegno dei negazionisti» – ma Salvini ha risposto: «Non c’è l’ho la mascherina…non me la metto».

Sull’episodio i senatori questori hanno avviato una istruttoria, ha annunciato la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. «La mascherina serve, è in grado di abbattere drammaticamente la carica virale», ha detto Crisanti ospite dell’Aria che Tira, su La7. «Se c’è una legge va rispettata e se qualcuno commette un’infrazione deve pagare le conseguenze – aggiunge Crisanti – ma ancor più utile è dare messaggi coerenti, altrimenti la gente pensa che il virus non ci sia più».

In particolare, in merito alla situazione epidemiologica Crisanti ha ricordato che siamo circondati da «Paesi in cui la trasmissione aumenta. Come tecnico mi pongo la domanda: perché in Italia non li vediamo? Stiamo facendo qualcosa di molto buono, oppure non li contiamo o, ancora, abbiamo condizioni ambientali particolarmente favorevoli? Sarebbe importante capirlo, per affrontare il futuro in maniera costruttiva».

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