Gli agenti della Guardia di Finanza hanno ritrovato la parte mancante dell’ordine di camici effettuato dalla Regione Lombardia alla Dama Srl, l’azienda con a capo Andrea Dini, cognato del presidente della giunta Attilio Fontana – entrambi tra gli indagati dalla Procura di Milano per frode in pubblica fornitura -, e al 10% della moglie dello stesso Fontana, Roberta Dini. Sarebbero circa 25 mila i capi sequestrati. Le perquisizioni erano iniziate ieri, 28 luglio, per verificare se la fornitura fosse ancora nel magazzino della ditta. La somma dei camici, ora custoditi in un magazzino dell’autorità giudiziaria, costituisce il lotto non consegnato della fornitura di 75 mila pezzi totali, della quale ne erano arrivati solo 49 mila. L’azienda aveva interrotto la fornitura quando l’assegnazione diretta (e quindi senza bando) era stata trasformata in corso in una «donazione» per eludere – almeno secondo quanto sostengono gli inquirenti – il conflitto d’interessi venuto a galla. Secondo le ipotesi, Dini avrebbe tentato, senza riuscirci, di rivendere quei camici a una Rsa del varesotto (per 9 euro al pezzo, invece di 6) per recuperare la “perdita” di denaro. Ora sono in corso gli accertamenti per confermare che si tratti davvero della partita non consegnata e, a indagini finite, non è escluso che i pm consentano un nulla osta per il dissequestro per una reale donazione – vista la loro necessità in questo periodo di allerta Coronavirus. Lo stesso Dini starebbe valutando ora di metterli a disposizione.
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