Inchiesta camici Lombardia, per i pm la fornitura dal cognato di Fontana alla Regione «non era una donazione»

Emergono i primi dati acquisiti nell’inchiesta della Procura di Milano, mentre proseguono le audizioni davanti ai magistrati

Non sarebbe stata una donazione, ma una fornitura, quell’offerta di camici e altro materiale per un valore di 513 mila euro, durante l’emergenza Covid-19, da parte della Dama, società di cui la moglie del governatore lombardo Attilio Fontana detiene una quota e che è gestita dal cognato, che risulta indagato. Sarebbe questo uno dei primi dati acquisiti nell’inchiesta della Procura di Milano che vede indagati il cognato di Fontana, Andrea Dini, e il dg di Aria Spa, la centrale acquisti della Regione, Filippo Bongiovanni. L’accusa contestata dai magistrati è quella di turbativa d’asta. L’inchiesta ruota attorno alla fornitura di camici e altro materiale per 513 mila euro durante l’emergenza Covid-19.


La fornitura e la donazione di cui si parla prevedeva nello specifico 82.000 camici, copricapi e calzari sanitari. La merce sarebbe stata affidata all’azienda Dama SpA, controllata dal cognato del presidente della Regione e partecipata con il 10% dalla moglie di Fontana. La Dama avrebbe poi rinunciato alla commissione tramutando tutto in donazione benefica alla Regione quando la trasmissione televisiva Report ha sollevato il problema con un’inchiesta. Intanto, nella giornata di oggi, proseguiranno le audizioni di testimoni davanti ai pm. Mentre è arrivata la dura reazione del presidente della Regione Lombardia Fontana, che ha annunciato l’intenzione di querelare Il Fatto Quotidiano, per aver anticipato l’inchiesta, e ha diffidato Report.


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