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Esplosione a Beirut, come il nitrato di ammonio è arrivato nel porto libanese. Le autorità doganali ne avevano chiesto più volte la rimozione

Sono più di sei le lettere inviate dai funzionari doganali a diversi giudici affinché disponessero lo spostamento del materiale ritenuto pericoloso

Ci sono voluti più di sette anni e una tragedia umanitaria perché le autorità iniziassero a farsi domande sulle quasi 3mila tonnellate di nitrato di ammonio stipate in un magazzino nel porto di Beirut. Mentre si allontana la pista dell’attentato, ora si dovrà capire come il materiale esplosivo sia rimasto per così tanto tempo nell’hangar 12 dell’hub commerciale della capitale.

Alcuni registri pubblici pubblicati da Shiparrested, società che si occupa di confische e questioni legale legate al mondo della navigazione, mostrano come il nitrato di ammonio era arrivato a settembre del 2013. Trasportato da una nave russa battente bandiera moldova, il carico era partito dal porto di Batumi, in Georgia, ed era diretto in Mozambico. La nave Rhosus era stata poi costretta ad attraccare a Beirut dopo aver riscontrato problemi tecnici.

Difficoltà erano sorte anche con l’equipaggio che non deteneva i permessi legali per scendere. Ma dopo l’intervento dei legali a tutto l’equipaggio è stato concesso di tornare a casa. Il carico – secondo il giudice intervenuto nella causa dei passeggeri – era considerato pericoloso e fu quindi scaricato e collocato nell’hangar 12 del porto di Beirut.

Secondo al Jazeera, che ha raccolto ulteriori documenti, l’allora direttore della dogana libanese, Shafik Merhi, ha inviato una lettera al giudice con oggetto «questioni urgenti», chiedendo una soluzione per il carico pericoloso ancora fermo nel porto. I funzionari doganali hanno inviato almeno altre cinque lettere nei tre anni successivi – il 5 dicembre 2014, il 6 maggio 2015, il 20 maggio 2016, il 13 ottobre 2016 e il 27 ottobre 2017 – chiedendo assistenza.

Tre opzioni sono state messe sul tavolo: spostare il nitrato di ammonio, consegnarlo all’esercito libanese o venderlo a società private di esplosivi. Un anno dopo, Badri Daher, il nuovo direttore dell’amministrazione doganale libanese, scrisse di nuovo a un giudice. Nella lettera del 27 ottobre 2017, Daher ha esortato il giudice a prendere una decisione sulla questione del carico in vista del «pericolo di lasciare questi beni nel luogo in cui si trovano e per coloro che vi lavorano».

Foto copertina: EPA/IBRAHIM DIRANI

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